DAGONOTA – La questione ”si tratta coi rapitori/terroristi?” esiste dal Ratto delle Sabine e dunque abbastanza noiosa. Ogni situazione è diversa, ogni famiglia vuole che sia fatto di tutto per salvare i propri cari, ogni governo ha l’interesse ad apparire generoso e attento verso i propri cittadini.
Oggi sui social si riproduce la solita frattura tra cattivisti e anime belle, ma qualche punto fermo si può trovare. L’Italia, a differenza di altri paesi del blocco Nato, è famosa nel mondo per essere un paese che paga riscatti. Lo ha fatto (o tentato) quasi sempre negli ultimi 30 anni, dunque non si può dire che il governo Conte abbia fatto meglio o peggio dei precedenti.
Federico Fubini del Corriere della Sera solleva delle questioni importanti, che vanno oltre Silvia Romano e riguardano la gestione dei cooperanti italiani all’estero, in particolare in zone pericolose di Africa e Medioriente. Si tratta proprio di garantire la sicurezza di chi vive e lavora in quelle zone: ogni riscatto pagato è un’esca per futuri rapimenti.
Siamo tutti felicissimi della liberazione di #SilviaRomano e le autorità italiane hanno saputo muoversi con grande efficacia. Ma a un certo punto dovremo anche porci delle domande sui risvolti e gli insegnamenti che questa vicenda porta con sé (breve thread)
— Federico Fubini (@federicofubini) May 10, 2020