Mille cittadini del territorio vogliono lavorare come braccianti nei campi. Sono disoccupati, cassaintegrati, percettori di reddito di cittadinanza, per l’85% italiani, la maggior parte piemontesi, e gli altri immigrati regolari. Ma i posti disponibili sono appena 70, messi in palio da sole 5 aziende agricole.
Tra 15 giorni nel Saluzzese comincia la stagione della raccolta: si parte a schiene piegate con i piccoli frutti per poi proseguire con pesche e susine che il caldo estivo di questi giorni ha fatto maturare in anticipo. All’appello però mancano più di 3 mila lavoratori sui 10 mila richiesti per l’attività nei campi e nelle vigne. Sono quei braccianti, oggi fermati dal virus, che atterrano in Piemonte una volta sola per stagione: provengono dell’Est Europa e dall’Africa. Sono esperti, conoscono le dinamiche delle aziende in cui lavorano e soprattutto conoscono bene sudore e fatica dei campi. Le 8.000 le aziende della filiera hanno bisogno di questi lavoratori e sembrano non voler pescare braccianti dal serbatoio di disoccupati dell’agenzia Piemonte Lavoro.
Ercole Zuccaro direttore Confagricoltura esorta la politica a fare presto. «Fino al 20 maggio non partirà la raccolta dei piccoli frutti. Abbiamo 12 giorni in cui possiamo fare qualcosa. Riguarda la zona di Verzuolo, Lagnasco, Saluzzo e Barge. Riceviamo domande di persone che vogliono andare nei campi però c’è il timore che questi lavoratori meno esperti abbiano difficoltà a mantenere ritmi e continuità».