di Francesco Carraro – – La Cina è vicina. Ma quanto è vicina? Troppo. Ma andiamo con ordine. La notizia è tratta da una trasmissione televisiva di Raiplay dal titolo “Petrolio” andata di recente in onda. Il conduttore lancia un servizio su come il Dragone sta “gestendo” la società da ben prima della pandemia. I cittadini sono scrupolosamente controllati in ogni gesto quotidiano tramite un uso sapiente, sincronizzato e massivo dei mezzi di schedatura individuale: quindi, il famoso “tracing” via app, videosorveglianza, supervisione digitale. E ogni gesto quotidiano contribuisce ad attribuire loro dei “crediti” o dei “debiti” misurati da un “gruzzolo” di partenza.
A ogni persona viene attribuito un carnet iniziale di mille crediti “sociali”. Dopo di che, se quel soggetto commette un illecito (ad esempio, attraversare con il rosso), la sua “dotazione” può scendere a novecentocinquanta crediti. Se, invece, fa il “bravo”, mettiamo segnalando sospetti alla polizia o donando il sangue, può salire a millecento. E così via. Per i più indisciplinati c’è il rischio di finire a zero. E finire a zero significa essere tagliati socialmente fuori. Vale a dire non poter più usare la moneta elettronica, non poter più prenotare un viaggio eccetera. Non solo: i più indisciplinati possono anche essere messi alla video-gogna nei luoghi di ritrovo come cinema e centri commerciali.
Nel corso del documentario viene illustrato il caso di due signore “disattivate” (cioè private dei diritti elementari) per colpa di una protesta inscenata contro un esproprio. Il sistema appena descritto è attualmente in fase di “test” in 43 città della repubblica di Xi Jinping.
Ne esce il quadro mostruoso di un sistema di governo totalitario, espressione di uno Stato “etico”. Cioè la trasposizione sul piano della realtà (non più della narrativa e della fantascienza) delle dittature morali – nel nome del “bene” collettivo – descritte nelle opere di George Orwell, Aldous Huxley, Ray Bradbury, Philip K. Dick. Questo esperimento di ingegneria fascio-comunista può arrivare da noi? Il “necessaire” tecnologico già c’à. Forse, non è più una questione di “se” lo faranno, bensì di “quando”.
Ma la cosa più scioccante della trasmissione dove è andato in onda il reportage sono le battute conclusive tra il conduttore e una nota giornalista. In un Paese normale, sorto sulle ceneri di un regime nero alleato con un regime bruno persino peggiore, ti aspetteresti un allarme a squarciagola. Qui, invece, solo una felpata titubanza. Dice l’anchor man: “Un fortissimo controllo sociale che ha consentito il controllo del virus. Da un certo punto di vista il vantaggio di un sistema così controllato è evidente”. Insomma, l’aspetto più interessante della notizia parrebbe il “vantaggioso” modello di contenimento del virus.
La brava giornalista in collegamento esterno, dal canto suo, risponde serafica: “Assolutamente, è la doppia faccia. È la doppia faccia del controllo, del controllo fatto a fin di bene, e il controllo delle tue libertà politiche, intellettuali, individuali. Queste due signore non le avrà aiutate l’intervista concessa a una tivù straniera”. Fine della trasmissione. In tutti i sensi. Ci viene un dubbio: quanti tra i nostri media, e intellettuali di riferimento, sono sostanzialmente pronti ad accettare e farci digerire il dominio del “Bene”, a fin di bene? La Cina è vicina. E un regime fascio-comunista pure.
Francesco Carraro
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