Terapia plasma: scomparsi i profili, il prof De Donno non risponde al telefono

di Antonio Amorosi – – Da qualche giorno il silenzio tombale e l’orgia di esperti tv anti Coronavirus erano stati rotti dalla speranza, sieroterapia, le trasfusioni di plasma dei guariti da Covid nei pazienti ancora ammalati. “Non abbiamo un decesso da un mese. I dati sono splendidi. La terapia funziona ma nessuno lo sa”, aveva raccontato con entusiasmo ad Affaritaliani, con una vena di amarezza, Giuseppe De Donno, direttore di Pneumologia e Terapia intensiva respiratoria del Carlo Poma di Mantova (qui la nascita del caso).

Con il plasma iperimmune, aveva spiegato il dottore, in un mese non c’era stato nessun morto, e siamo nella Lombardia centro europeo del Covid, con 80 pazienti curati tra gli ospedali Carlo Poma e il San Matteo di Pavia. La ricerca sperimentale dà risultati entusiasmanti.

Ripresa da tante testate, la sieroterapia ha fatto il giro del mondo. Nelle scorse ore la rivista internazionale ‘Nature’ ha scritto che la prima scelta per il trattamento della Sars-Cov-2 è il plasma iperimmune. A De Donno, che si è esposto in prima persona, sono arrivate le telefonate dall’Onu e da vari governi stranieri, con apprezzamenti anche dagli Stati Uniti d’America.

Ieri sera era ospite prima su Rai 3 da “Carta Bianca”, condotto da Bianca Berlinguer, e poi su Rai 1 a “Porta a Porta” di Bruno Vespa. Qualche giorno fa un controllo dei Nas aveva già preannunciato che qualcosa si stava mettendo di mezzo. E’ probabile che qualcuno abbia presentato un esposto.

Sono venuti due o tre giorni fa, sulla base di non so quale segnalazione. Hanno chiesto dei chiarimenti di protocollo. Abbiamo detto che abbiamo attuato il protocollo”, aveva spiegato sempre a Affari De Donno che aveva anche aggiunto “sono molto tranquillo. Non mi hanno scalfito le poche ore di sonno, in continuazione, e anche questo non lo farà… devo dire la verità mi interessa poco. La gioia più grande per me è che posso salvare le persone e ci stiamo riuscendo”.

Insistentemente, nei suoi discorsi De Donno aveva tirato in ballo il dottor Roberto Burioni che ospite fisso al programma “Che tempo che fa” di Fabio Fazio. Quando gli abbiamo chiesto ‘ha sentito le affermazioni del professor Burioni… dice che questa terapia non si può immaginarla come estesa a tutti, che è sì una terapia interessante ma bisognerà passare da un siero artificiale, da realizzare in laboratorio per avere grandi quantità, e le avremo fra un anno forse, e quindi se ho capito bene bisogna passare dalle case farmaceutiche perché altrimenti….’ De Donno ha risposto così: “E’ un burlone. Lo fa per farci sorridere. Lo sa anche lui che quello che dice non è completamente vero. Sa benissimo che il plasma non costa niente. Non è uno sprovveduto Burioni, sa”. (qui l’intervista integrale)

A “Porta a Porta” ieri sera non è sfuggito anche lo scambio di opinioni tra De Donno e il dottor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive dello Spallanzani. Si è capito che il problema è il “controllo” della ricerca sperimentale su una piattaforma condivisa. Uno scambio comunque urbano e nel rispetto reciproco tra due professionisti, ma con De Donno che ribatteva che la stessa richiesta di controllo non era stato riservata ad altre terapie con medicinali, adottate contro il Coronavirus, ma ben più invasive e con risultati più modesti di quelli di Mantova. De Donno aveva anche raccontato di aver dovuto salvare dei pazienti da quel tipo di cure.

SCOMPARSI I PROFILI FACEBOOK – In mattinata però sono scomparsi tutti i profili Facebook di De Donno che ne aveva diversi. Anche i collaboratori si sono chiusi nel silenzio che è calato su Mantova.

Le modalità e le tempistiche degli ultimi accadimenti sollevano non pochi interrogativi sulla libertà di ricerca e cura contro il Coronavirus in Italia e fanno capire che il clima in cui sta lavorando anche De Donno e il suo staff non è dei più sereni.

In ballo sembrano esserci tanti interessi e tanto denaro oltre che gli affari che caratterizzano sempre il settore sanitario. Al di là dei protagonisti la situazione sembra nascondere giochi di potere più profondi che non depongono a favore di un disinteresse totale nella ricerca di una cura più adeguata.

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