In attesa di capire l’impatto dell’emergenza Covid-19 (la Banca Mondiale stima un calo del 20% a livello mondiale nel 2020), nel 2019 le rimesse dall’Italia hanno continuato ad aumentare. Secondo lo studio della Fondazione Leone Moressa su dati Banca d’Italia, infatti, dopo il crollo del 2013 e alcuni anni di sostanziale stabilizzazione, nel 2019 si conferma la crescita già registrata l’anno precedente. Dopo 7 anni si torna sopra quota 6 miliardi.
Per il secondo anno, il Bangladesh è il primo paese di destinazione delle rimesse, con 856 milioni di euro complessivi (14,1% delle rimesse totali). Il Bangladesh nell’ultimo anno ha registrato un +20,6%, mentre negli ultimi dieci anni ha più che triplicato il volume.
Il secondo paese di destinazione è la Romania, con un andamento opposto: -10,4% nell’ultimo anno e -35,7% negli ultimi dieci. Tra i primi dieci paesi ben cinque sono asiatici: oltre al Bangladesh, anche Filippine, Pakistan, India e Sri Lanka. Praticamente scomparsa la Cina (oggi in 47^ posizione, con 11 milioni inviati), che fino a pochi anni fa rappresentava il primo paese di destinazione.
Mediamente, ciascun immigrato in Italia ha inviato in patria poco meno di 1.200 euro nel corso del 2019 (quasi 100 euro al mese). Valore che varia fortemente a seconda del paese di destinazione: molto basso per le due nazionalità più numerose (Romania 42,37 euro mensili e Marocco 64,66 euro). Tra le comunità principali, invece, il valore più alto è quello del Bangladesh: mediamente, ciascun cittadino ha inviato oltre 500 euro al mese. Anche Senegal, Filippine, Pakistan e Sri Lanka registrano oltre 200 euro mensili pro-capite.
A livello locale, le regioni con il maggior volume di rimesse inviate sono Lombardia (1,4 miliardi) e Lazio (939 milioni). A livello provinciale, i volumi più significativi sono quelli di Roma (815 milioni) e Milano (694 milioni), che insieme concentrano quasi il 25% del volume complessivo.
Secondo Michele Furlan, presidente della Fondazione Leone Moressa, “le rimesse rappresentano la prima forma di sostegno degli immigrati allo sviluppo dei paesi d’origine. Tuttavia si prestano a varie letture. Da un lato, evidenziano la disponibilità finanziaria degli immigrati, legata alla ripresa economica. Dall’altro lato sono mancati consumi e investimenti in loco. Una maggiore integrazione, dunque, dovrebbe portare ad un minor legame col paese d’origine”.