TiscaliNews – Un focolaio di infezione da virus SarsCoV2 è stato individuato in un allevamento di visoni in Olanda. Lo ha reso noto l’Organizzazione mondiale per la salute animale (Oie) alla rete internazionale Promed, per la segnalazione delle malattie emergenti. Gli animali, ha deciso l’Istituto olandese per la sanità pubblica e l’ambiente (Rivm), non saranno abbattuti perché questa misura avrebbe potuto esporre il personale a rischi maggiori. Chiuse a pedoni e ciclisti le strade attorno all’allevamento.
Non si esclude la trasmissione all’uomo – Secondo l’Istituto Rivm gli animali non dovranno nemmeno essere spostati dall’allevamento per evitare di diffondere l’infezione e tutto il personale in servizio, al quale dovranno essere forniti i dispositivi di protezione, dovrà notificare la comparsa negli animali di ogni segno clinico dell’infezione da nuovo coronavirus. L’istituto ritiene infatti che, sebbene non possa essere escluso l’impatto di infezioni animali sulla salute umana, in questa fase a trainare la pandemia sia soprattutto la trasmissione del nuovo coronavirus da uomo a uomo.
La ricerca — Di conseguenza il focolaio nell’allevamento di visoni non è considerato un rischio addizionale per la salute pubblica. L’allevamento diventa così un laboratorio naturale per studiare l’epidemia in questa specie animale, per ricostruirne l’origine e per evitare l’ulteriore diffusione. Nell’ambito della ricerca, che si prevede possa durare alcune settimane, si prevedono analisi degli animali malati e di quelli morti di Covid-19 e il sequenziamento del virus in circolazione nell’allevamento. Considerati una delle specie nelle quali potrebbe essere nato il nuovo coronavirus, i visoni sono allevati soprattutto nel Nord-Est della Cina.
Allevamenti vietati dal 2024 – In Olanda gli allevamenti saranno vietati a partire dal 2024, così come accadrà in molti altri Paesi europei. I Paesi Bassi avevano già vietato per motivi etici l’allevamento di volpi e cincillà per farne pellicce. Ma il mercato dei visoni aveva resistito anche per via dell’importante giro d’affari che generava: con centinaia di milioni di euro di fatturato, realizzati sulla pelliccia di oltre 5,5 milioni di visoni, la produzione annuale olandese nel 2015 era la quarta più importante del mondo, dopo Danimarca, Cina e Polonia.
Il precedente – – La notizia di visoni affetti da coronavirus in Olanda non è nuova. A fine aprile il ministero dell’Agricoltura olandese aveva rivelato che gli animali rinchiusi in due allevamenti olandesi erano risultati positivi al virus dopo che alcuni dipendenti avevano mostrato sintomi di Covid-19. In quell’occasione dal Ministero avevano spiegato che si tratta di “infezioni trasmesse da essere umano ad animale”. I visoni sono tenuti in due strutture del Noord-Brabant, una provincia nella parte meridionale dell’Olanda, la Beek en Donk e il Milheeze, dove sono stipati complessivamente più di 20mila esemplari.
I disturbi negli animali ammalati
Negli animali – più di 20mila esemplari tenuti in due strutture del Noord-Brabant, una provincia nella parte meridionale dell’Olanda, la Beek en Donk e il Milheeze – hanno riscontrato disturbi gastrointestinali e problemi respiratori. Da qui la decisione di sottoporli a tampone e la conferma è arrivata dai ricercatori del laboratorio di ricerca bioveterinaria di Wageningen a Lelystad. Secondo il l’istituto Nazionale per la Salute e l’Ambiente olandese (RIVM) si tratta del primo caso in cui l’infezione da coronavirus sia stata diagnosticata in animali d’allevamento nei Paesi Bassi.