di Alberto Negri – – Non c’è nessun complotto ma la Virus Connection di Wuhan è la maggiore prova della geopolitica che ci pone il Covid-19. Lo è in primo luogo dal punto di vista delle relazioni con la Cina. Americani e francesi per anni hanno finanziato Pechino per condurre a Wuhan gli esperimenti sui virus più pericolosi e mortali per l’uomo, quello che a casa loro non potevano fare. Questa è la parte della Virus Connection che ci hanno nascosto nel rimbalzo tra le accuse di Trump e le repliche di Pechino sulle origini del virus.
Ma lo è soprattutto nei confronti della domanda chiave: gli Usa, la Cina, l’Occidente, si avvicinano a una resa dei conti? Deng Xiapoing, allora inviato di Mao e poi artefice del balzo cinese nel capitalismo, affermò nel 1974 all’Onu: “Mai la Cina ambirà a diventare una superpotenza”. Oggi tutti pensano il contrario: la Cina è già un superpotenza e nella crisi del coronavirus ha sbalzato gli Usa come nazione-guida. L’ambiguità di fondo è come la Cina sia diventata una superpotenza: con la nostra complicità. Il Covid-19 è una vicenda emblematica. Al di là di ogni teoria, smentita dalla maggior parte degli scienziati, che il virus si uscito dai laboratori di Wuhan.
Tutto comincia quando i francesi nel 2004 avviano il progetto per costruire a Wuhan un laboratorio “P4” per la ricerca dei virus animali. Gli scienziati cinesi per anni vengono addestrati a Lione agli standard più elevati di sicurezza dato l’altro grado di pericolosità di questi laboratori.
Nel 2017 il “P4” di Wuhan viene inaugurato ma i cinesi tengono fuori i 50 ricercatori francesi che dovevano accedervi secondo gli accordi stipulati da Parigi: intese per altro sconsigliate dai rapporti del ministero degli Esteri perché, come racconta Le Monde, i francesi temevano che Pechino volesse dotarsi di armi batteriologiche, lo stesso che per altro dicono successivamente i rapporti della Cia.
I francesi subiscono uno scacco ma nella vicenda si inseriscono da protagonisti gli americani, anche loro interessati a collaborare sui virus con i cinesi: a guidare l’operazione con i laboratori di Wuhan è proprio Anthony Fauci, l’uomo voluto da Trump per la lotta anti-coronavirus e che un paio di settimane fa lui voleva licenziare.
Ma Trump non può liberarsi di Fauci, perché oltre a essere molto competente conosce i segreti di Wuhan. E se parla sono guai: questo signore è capo da quasi 40 anni della sanità americana ed stato consigliere di tutti i presidenti a partire da Ronald Reagan. E’ un esperto di virus ma anche di potere.
Ecco la Wuhan Connection. Nel 2019 Anthony Fauci, come capo del National Institutes of Allergy and Infectious Disease (Niaid), finanzia con 3,7 milioni di dollari un progetto sui virus proprio a Wuhan. E non erano certo i primi finanziamenti americani: negli anni precedenti erano già arrivati dagli Usa altri 7,4 milioni.
La ricerca è diretta in Cina dalla capa del laboratorio P4 Shi Zheng Li, che i francesi conoscono benissimo: la Signora dei Pipistrelli o Batwoman, è stata addestrata a Lione nel laboratorio ad alta sicurezza Jean-Merieux e per la sua tesi di dottorato è stata a Montpellier. Nel 2016, prima che i ricercatori francesi fossero lasciati fuori dalla porta di Wuhan, la Signora dei Pipistrelli viene insignita della Legione d’Onore insieme al capo di tutti i laboratori cinesi, Yuan Zhiming.
A Shi Zheng Li, 55 anni, si devono le maggiori ricerche sui virus portati dai pipistrelli e che si trasmettono all’uomo. Scienziati stimati i cinesi, che gli americani corteggiano. Al punto che la collaborazione tra Usa e Cina sui virus doveva continuare quest’anno con una ricerca specifica su come i coronavirus possono mutare quando attaccano l’uomo. Il progetto doveva essere condotto da un’organizzazione “no profit”, la EcoHetalth Alliance, ma è stato cancellato soltanto il 24 aprile scorso, ovvero quando ormai la pandemia si era diffusa e Trump, Macron e Merkel avevano cominciato ad accusare Pechino di scarsa trasparenza sui dati della pandemia.
Ma qui di trasparenza se ne è vista poca anche in Occidente. Newsweek sottolinea che diversi scienziati americani avevano criticato la collaborazione con i cinesi a Wuhan perché implicava la manipolazione genetica dei virus per esplorare il loro potenziale infettivo sull’uomo:
c’era il rischio di creare una pandemia nel caso di fuga accidentale dei virus.
Un’eventualità che l’epidemiologa americana Jonna Mazet esclude decisamente su “Business Insider”: “Non c’è stata nessuna falla nel laboratorio: io stessa ho collaborato con i cinesi sui protocolli di sicurezza”. E aggiunge un’informazione preziosa: “Ho parlato con Shi Zheng Li (la sinora dei pipistrelli n.d.r.) e mi ha assicurato che nessuno aveva identificato il Covid-19 prima dell’esplosione dell’epidemia”. Ma la stessa scienziata americana ammette che non ha mai visitato personalmente il laboratorio P4 di Wuhan e di non sapere quali ricerche vi vengono condotte.
Insomma, come i francesi anche gli americani che finanziavano i laboratori di Wuhan, pur conoscendo personalmente gli scienziati cinesi, non ci avevano messo piede direttamente.
Il problema è che la Wuhan Connection è una bomba politica. E ci racconta una storia un po’ diversa da quella ufficiale: i francesi e successivamente gli americani volevano fare in Cina quello che a casa loro non potevano più fare. Esperimenti ad alto rischio che erano stati vietati o sui quali erano stati espressi seri dubbi per motivi di sicurezza.
Nel 2014 sotto pressione dell’amministrazione del presidente Barack Obama il NIH aveva sospeso alcuni tipi gli esperimenti in corso sui virus. La moratoria termina tre anni più tardi e nel dicembre del 2017 Fauci fa riprendere gli esperimenti di ingegneria genetica sui virus. Ma in segreto.
Viene infatti convocato un comitato per esaminare i rischi dell’operazione che incontra l’opposizione di diversi scienziati. Oggi alcuni giornali, come Washington Post e lo stesso Newsweek, riportano il parere di due scienziati, Tom Inglesby della John Hopkins University e Marc Lipsitich di Harvard : “Abbiamo molte riserve sul fatto che l’avvio di questi esperimenti sia stato deciso a porte chiuse: nessuno di noi è in grado di capire come come viene valutato il rischio e l’integrità dell’intero processo”.
Ecco perché Fauci decide di finanziare il laboratorio cinese di Wuhan. Per aggirare l’opposizione negli Usa a condurre esperimenti ritenuti ad alto rischio. Fa leva sul suo indubbio prestigio riscosso con gli studi sull’Aids ma anche perché Fauci è una sorta di guru: è capo dell’NHI dal 1984 e ha avuto il ruolo di consigliere di ogni presidente americano a partire da Reagan. Uno scienziato sicuramente ma anche un signore che non è affatto digiuno di politica e che si sa muovere nei meandri dei dossier della Casa Bianca.
Non possiamo sapere, al momento, cosa sia accaduto a Wuhan. Ma una cosa è certa: soltanto adesso sappiamo come gli Usa e l’Occidente hanno collaborato con la Cina in esperimenti ad alto rischio. Questa è la storia davvero inquietante della Wuhan Connection.