E’ sotto processo, in Germania, un 27enne iracheno accusato di genocidio della minoranza yazida e dell’uccisione di una ragazza quando era membro del sedicente Stato islamico (Isis). Taha al Jumailly è accusato anche di crimini contro l’umanità, crimini di guerra e traffico di esseri umani. Il processo si svolge a Francoforte.
Anche sua moglie, una donna tedesca di nome Jennifer Wenisch, è sotto processo da oltre un anno al tribunale di Monaco, con l’accusa di avere ucciso una bimba yazida. Si ritiene che la coppia l’abbia lasciata morire di sete nella città irachena di Falluja nel 2015. La madre della ragazza, identificata solo con il suo nome di battesimo Nora, ha ripetutamente testimoniato a Monaco sulle violenze subite dalla figlia, che si chiamava Rania.
Secondo i documenti del tribunale, Jumailly si è unito all’Isis nel marzo 2013, ricoprendo diverse posizioni all’interno della sua gerarchia nella “capitale” dei jihadisti, nella città siriana di Raqqa, nonché in Iraq e in Turchia.
I pubblici ministeri affermano che l’imputato ha “comprato” come schiave una donna appartenente alla minoranza yazida e sua figlia di cinque anni, fra la fine di maggio e l’inizio di giugno del 2015. Poi le ha portate a Falluja, dove sono state gravemente maltrattate e talvolta private del cibo.
“Non erano autorizzate a lasciare la casa senza essere accompagnate. “Sono state regolarmente picchiate entrambe” sostiene il procuratore capo Anna Zadeck. “La donna ha sofferto di dolori alla spalla da allora. Una volta la piccola è dovuta rimanere a letto per quattro giorni dopo essere stata malmenata”, aggiunge.
Nell’estate del 2015, dopo una serie di abusi, la bimba è stata incatenata da Jumailly alla finestra di una casa in cui viveva con sua madre, come “punizione” per aver bagnato il letto, affermano i pubblici ministeri. Morì di sete sotto il sole con temperature che hanno raggiunto anche i 50 gradi. AGI.IT