Proprio all’ingresso della città, ben visibile a chi approda a Prato provenendo dall’autostrada, è stata piazzata la bandiera della Repubblica Popolare Cinese, issata in prossimità del Museo per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, un edificio alquanto discutibile nella sua estetica, che dovrebbe ospitare bellezza e sapienza, e invece viene utilizzato per operazioni di dubbio valore artistico. La bandiera cinese ne è l’ultimo esempio, infatti si trova lì, con il beneplacito dell’amministrazione comunale, non come simbolo ma come opera provocatoria denominata “I LIKE CHINA AND CHINA LIKES ME”, di un certo Maloberti, un artista che come immensa dote ha quella di essere nato a Codogno, oltre ad aver realizzato una serie di installazioni e trovate che niente rappresentano se non il nichilismo imperante, in una società che ha perso il senso della bellezza e le ragioni della propria identità.
Accade così, come se fosse un gioco, che qualche politico locale, o peggio qualche sua emanazione, sempre pronto a finanziare e ad accogliere ogni espressione di sensazionalismo artistico, purchè ben indirizzato nel binario politico “main stream”, autorizzi e plauda anche a ciò che disonora la comunità in cui si vive. Sì, disonora quella bandiera, perchè sembra ratificare un fatto vergognoso, accaduto in questi ultimi anni, cioè la colonizzazione del territorio e dell’economia pratese ormai segnata da un’illegalità dilagante.
Disonora quella bandiera rossa, perchè non rappresenta la cultura millenaria della Cina, che tutti vorremmo libera, ma il regime maoista che fece, nei soli cinque anni del “Grande Balzo in Avanti”, ben 45 milioni di morti, oltre a crimini inenarrabili contro l’umanità. Ma soprattutto la bandiera cinese rappresenta, in questa emergenza gravissima, le bugie di un apparato che sta coprendo con la solita violenza la verità sulla diffusione del virus, che, manipolato o meno non si sa, è uscito dal laboratorio di Wuhan, dove venivano condotti esperimenti senza opportune precauzioni, per dilagare seminando morte e disagio economico in tutto il mondo.
Anzichè giocare a fare gli intellettuali esponendo simboli di morte, si preoccupino certi politici di chiedere alla Cina che faccia chiarezza su quanto accaduto e che paghi i danni di una pandemia che sta mettendo in ginocchio il Paese. Se poi, questi nostri rappresentanti si sentono così arditi da occuparsi d’arte, facciano rimuovere immediatamente questa pseudo-installazione e trovino il tempo di studiare quanto fu bella Prato nel passato e quanti veri artisti generò, a partire da Leonardo, del quale è appena trascorso l’anno del cinquecentenario della morte, che proprio in territorio pratese, a Bacchereto, vide formarsi il suo genio artistico. Altro che inutile e offensive bandiere al vento. Lo sapevate?
Francesco Perretta