di Danilo Quinto
Ascoltando i vari “leader” politici della scena attuale – e mettendoli a confronto a quelli del passato di tutti i partiti, molti dei quali ho direttamente conosciuto – so che non c’e’ nulla di questo potere civile da salvare.
Sarà una conclusione amara, ma è così. Del resto, una società esprime quello che merita. E l’Italia merita questo ceto politico e questa classe dirigente.
Siamo giunti ad un livello culturale di impreparazione, di pressapochismo, di superficialità, di incompetenza generalizzata, di miseria intellettuale e morale, che fa letteralmente paura, e in certi casi vera nausea e che condiziona la vita dell’intero Paese, ipotecandone, forse per sempre, il suo futuro.
Manie di protagonismo ed esibizionismo; cambiamenti di opinione dalla sera alla mattina, a seconda dell’”umore” espresso nei sondaggi; manipolazione e asservimento totale dell’informazione, con tentativi di censura totalitari del dissenso e della semplice espressione di un’opinione contraria e persino di un dubbio; incoerenza sulle decisioni da prendere; decreti scritti con l’obiettivo di non far comprendere nulla, anticipati da conferenze stampa costruite ad arte o da proclami televisivi presi a prestito dai monologhi di Peter Finch in “Quinto potere”; auto-delegittimazione e affidamento a task force di cosiddetti esperti, che senza nessuna legittimazione popolare, nè autorevolezza politica, dovrebbero concorrere alla determinazione di scelte che spettano soltanto ai poteri delineati dalla Costituzione, primo fra tutti quello legislativo, il Parlamento e sarebbero stati imposti, come viene indicato in queste ore, come demiurghi di un nuovo Governo da costituire per il post-emergenza.
Con quale legittimazione? Nessuna, se non quella che deriverebbe da conversazioni da “salotto”.
Non sono neanche capaci di assumersi la responsabilità di dire esplicitamente e chiaramente a sette milioni di studenti, alle loro famiglie e ai docenti, che quest’anno la Scuola non potrà riaprire.
Si rendono conto che solo pensare di riaprire la Scuola significherebbe programmare una strage – anche a settembre, perchè in quella data il virus sarà ancora in circolazione e la scuola è un focolaio micidiale di diffusione, per gli alunni, per i docenti, per il personale scolastico e per le relative famiglie – ma la loro pusillanimità, la loro mancanza di coraggio, gli impedisce di dire la verità e di avvertire in maniera responsabile milioni di famiglie che si dovrebbero organizzare per tempo, molte delle quali lasciate ancora sole, senza neanche gli strumenti per far studiare i loro figli da casa.
Stanno facendo trascorrere mesi senza prendere gli unici provvedimenti necessari in questo momento: dotare gratuitamente gli strumenti di un computer o di un tablet o di un iphone e attuare un piano straordinario di manutenzione degli edifici scolastici, i 2/3 dei quali sono fatiscenti.
Ieri, l’Organizzazione Mondiale della Sanità – che pur ha immense responsabilità nell’aver sottovalutato la portata di questo virus, la sua aggressività e la sua capacità di espansione e bene ha fatto il Presidente degli Stati ad eliminare i finanziamenti a suo favore, cosa che dovrebbe essere estesa a tutte le Agenzie del Sistema delle Nazioni e alla stessa struttura centrale, inutile, pleonastica e costosissima – ha definito un massacro quello che è avvenuto nelle RSA italiane.
Sono in corso decine di indagini della magistratura per accertare le responsabilità.
Intanto, possiamo provare vergogna come Paese, come collettività? Possiamo dire che le migliaia di morti che si aggiungono a quelle catalogate come ufficiali costituiscono un macigno sulla moralità di molti individui che ricoprono ruoli di responsabilità?
Oggi, a distanza di un mese, sono stati diffusi i primi dati: 2.500 morti nelle RSA, ma saranno sicuramente molti di più.
Possiamo provare nausea e ribrezzo per come trattavamo gli anziani prima del Coronavirus e per come ci siamo disinteressati di loro durante questa pandemia?
Si parla in modo irresponsabile di Fase 2 … mentre la soglia della cosiddetta immunità di gregge si stima pari al 10%, lontanissima dalla percentuale del 70-80%, necessaria per preservare la popolazione dal contagio … mentre ad oggi ci sono 78.000 in isolamento a casa… mentre la strage di medici, di infermieri, di farmacisti, di persone comuni è ancora in corso … mentre i morti sono stati ancora ieri 525 e oggi 575 … mentre si plaude al fatto che il numero delle persone in terapia intensiva sia diminuito, senza tener conto che le terapie intensive si stanno svuotando perchè le persone muoiono, per la maggior parte … mentre l’Università di Harvard pubblica un suo studio in base al quale la fase critica dell’epidemia durerà due anni … mentre dalle fonti scientifiche si apprende che solo il vaccino (o più vaccini, perchè i ceppi sono ritenuti diversi) potrà scongiurare i contagi e i morti e sempre le fonti scientifiche affermano che per un vaccino ci vorrà almeno un anno.
Abbiamo oltrepassato i 22.000 morti ufficiali. C’è chi afferma che il numero dei morti sia largamente sottostimato, dovendo aggiungere oltre al numero dei morti nelle RSA, quello dei morti lasciati soli nelle loro case.
Penso anch’io che sia così e forse avremo dati certi solo quando sarà possibile confrontare – a livello nazionale – i morti del periodo dicembre 2018/aprile 2019 con i morti del periodo dicembre 2019/aprile 2020 (dico “dicembre”, perchè centinaia sono le testimonianze di medici di base che sin da quel periodo avevano constatato e in parte segnalato casi anomali di polmonite) considerato che le autopsie che si fanno sono pochissime, che la maggior parte dei morti non sono stati sottoposti a test e sono stati inceneriti in tutta fretta.
Che cosa siamo diventati se ci preoccupiamo del PIL che diminuisce, non rispettando e non onorando i morti che ci sono stati, senza preoccuparci dei morti che verranno, se si aprirà con quella leggerezza che si preannuncia, affidandoci a quella tecnologia demoniaca delle “app”, che dovrebbero segnalarci gli “untori” che sono in mezzo a noi o ai test sierologici, nessuno dei quali è stato ancora validato o “aprendo” in maniera differenziata regione per regione, consentendo così che coloro che risiedono nelle regioni a rischio si muovano e portino il contagio nelle regioni dove il virus non si è ancora diffuso in maniera significativa?
Che cosa siamo diventati se in conferenze stampa ufficiali, parlando dei morti – senza spiegare perchè l’Italia ha il più alto numero di morti dopo gli Stati Uniti e, in percentuale rispetto alla popolazione, il più alto nuemro di morti al mondo – si ricorda il tema della donazione degli organi, sul quale biusognerebbe avviare un serio dibattito pubblico sulla sua rispondenza ai princìpi del diritto naturale?
Che cosa siamo diventati, se non siamo riusciti a garantire ai morti – con tutte le cautele del caso – di non lasciare questa Terra da soli, senza i conforti religiosi e dei familiari, senza un funerale?
Che cosa siamo diventati se questa immane tragedia viene utilizzata da tanti a fini politici, per pura propaganda e per consolidare il proprio potere?
Che cosa siamo diventati se coltiviamo rapporti economici e politici privilegiati con quel Paese, la Cina, che ha occultato per settimane la strage che si sarebbe manifestata?
Che cosa siamo diventati se disprezziamo i vivi, molti dei quali soffrono la povertà e la fame, come la soffrivano prima, che vedranno le loro aziende chiuse, per precisa responsabilità di un Governo che, oltre ad avere grandi responsabilità da accertare nella gestione di questa tragedia, ha dimostrato di essere il nulla, senza prendere a tutt’oggi una sola misura efficace per alleviare le sofferenze di 60 milioni di persone?
Che cosa siamo diventati se inseguiamo l’Europa dei mercanti, degli speculatori internazionali, della burocrazia, senza porci il problema di attrezzarci da soli, noi eredi della grande civiltà romana, che ha saputo, grazie al suo diritto, civilizzare i barbari e che – grazie alla sua cristianizzazione – ha diffuso la stessa nozione di “Europa Cristiana”?
Che cosa siamo diventati se nessuno è in grado di dare una prospettiva, una visione, non dico metafisica, ma terrena su come cambieranno la vita, il lavoro, lo studio, l’aggregazione sociale, i trasporti, ecc. ecc.
Che cosa siamo diventati se riusciamo a concepire solo una società di stampo assinstenzialistico, capace di erogare un “reddito universale” – che non a caso chiedono insieme il Vescovo di Roma e il leader del Movimento 5 Stelle – senza considerare la dignità della persona, intesa nella sua integrità?
Ho letto da qualche parte che la CEI avrebbe presentato al Governo un protocollo da discutere insieme su come riprendere a celebrare le Messe e i funerali.
Vogliono contrattare, evidentemente, sottomettendosi al potere civile e alle sue allucinanti volontà. Così come hanno fatto con il cardinale Pell – colpevole, ai loro occhi che hanno visioni deformate della realtà, non di pedofilia, ma di essersi battuto con virilità per difendere la fede dagli assalti dei loro Sinodi sulla famiglia, del “Chi sono io per giudicare?” – lasciandolo solo nelle mani e nelle galere del potere civile. Si prostrano davanti al potere civile, senza inginocchiarsi davanti a Nostro Signore e senza sottomettersi alla Sua parola.
Nella proposta di protocollo, non sono citati i matrimoni, tanto a quelli ci pensano i sindaci che uniscono in matrimonio persone dello stesso sesso e poi vanno a consacrare le loro città alla Santa Vergine Maria.
A che cosa servirebbero, d’altra parte, i matrimoni tra italiani se quasi tutti nella Chiesa sono impegnati nel valorizzare la presenza in Italia degli extra-comunitari per creare la società meticcia che così tanto piace al potere?
Insieme a politici privi di qualsiasi senso etico, sono giunti persino ad approfittare dell’emergenza per chiedere la regolarizzazione dei 600mila immigrati clandestini presenti nel nostri territorio.
Prima servivano – dicevano – per pagare le nostre pensioni, ora servono – dicono – per raccogliere la frutta nei campi. Preferiamo rimanere senza pensioni e senza frutta piuttosto che consegnare l’Italia a persone che non appartengono alla nostra storia e alla nostra civiltà.
I campi fateli lavorare – su base volontarioa – ai disoccupati italiani, ai percettori italiani della demagogica elemosina di Stato che si chiama reddito di cittadinanza, alle migliaia e migliaia di detenuti con sentenza definitiva (per gli altri detenuti, costruite nuove carceri per evitare il sovraffollamento ed occupatevi della celerità dei processi, per non tenerli a marcire in galera in attesa di un giudizio che non arriva mai).
Ho letto anche che Bergoglio avrebbe costituito una task force sul Coronavirus. Non conosco i componenti, ma immagino che finalità e membri siano analoghi a quelli nominati da Conte.
Anche in Vaticano ci sono frequentatori del Gruppo Bildeberg e della Massoneria. Anzi, in Vaticano la Massoneria è di casa, il “fumo di Satana” se ne è impossessato da alcuni decenni.
Nel 1990, al settimanale “Il Sabato”, Don Divo Barsotti dichiarava: « (…) Mi è capitato di parlare amichevolmente con un’eminente personalità ecclesiastica. Ad un certo momento ho dovuto porle una domanda che avevo dentro da tanto tempo: “Non me ne voglia. Se vuole non mi risponda. Ma non le sembra che nella Chiesa sia veramente entrata la massoneria? E che molto spesso proprio da lì vengono le direttive della predicazione, dell’azione della Chiesa?”. Egli tacque. Dopo un po’ mi guardò e mi disse: “Purtroppo lo penso anch’io”».
Se Barsotti vivesse oggi, preparerebbe la sua Comunità a tornare a vivere nelle catacombe, darebbe ai suoi monaci il compito di custodire la fede, perchè rimanga intatta e pura, preservata da coloro che intendono distruggere la Chiesa.
Come molti uomini santi che l’hanno preceduto e sono stati a lui contemporanei – penso a padre Enrico Zoffoli, che vide il pericolo del Cammino Neocatecumenale o a mons. Marcel Lefebvre, che istituì una Fraternità Sacerdotale che è riuscita a salvare molte anime dall’Inferno o a mons. Antonio Livi, che ha dedicato l’intera sua vita ad insegnare il legame strettissimo tra la Ragione e la Fede contro le eresie del tempo in cui ha vissuto, nella piena consapevolezza che l’attuale gerarchia ha preferito a lui, tra i maggiori filosofi e teologi contemporanei, il signor Enzo Bianchi, proprio perchè “non crede più a niente” – Barsotti oggi ammonirebbe sul pericolo imminente, quello che fu annunciato da Cristo stesso nel suo “discorso escatologico”.
Quando Gesù profetizza la distruzione del Tempio di Gerusalemme, questa veramente avviene e non trascorrono molti anni da quella profezia.
Gesù vi spazzerà via. Vi caccerà dai Suoi Tempi. Non ha fondato la Chiesa per Voi, che l’avete irriso, ignorato e trascurato tanto a lungo. Avete concorso a creare un’ideologia del pensiero unico che ha distrutto il sensus fidei, assecondando bisogni e desideri di libertà dell’uomo estranei ai vincoli che derivano dalla legge divina.
Nostro Signore ha fondato la Chiesa per i MOLTI che in Lui credono e che sono e saranno incrollabili, nonostante il vostro esempio, nel testimoniare la loro fede.
Di ciascuno di Voi, dei Vostri comportamenti, Gesù non se ne fa veramente nulla. Non Gli appartengono. Non Vi siete ancora accorti che la Sua risposta è stata quella di sottrarsi alla Vostra ostinata volontà di non considerarLo Re del Cielo e della Terra e di consegnarVi alle logiche del mondo, che è nelle mani del Suo nemico?
Sant’Agostino scrive: «E poi gli uomini si meravigliano (e magari solo si meravigliassero e non giungessero alla bestemmia!) quando il Signore castiga il genere umano e lo colpisce con le punizioni di un pio emendamento, esercitando prima del giudizio finale il rimedio di una correzione».
Come dice un mio caro amico, stiamo ricevendo un “piccolo buffetto” da parte di Dio. Nulla, rispetto a che cosa saranno le otto ore continue di terremoto in cui l’asse terrestre si sposterà di qualche grado, come scrive nelle sue memorie Suor Lucia di Fatima a proposito del terzo segreto. Nulla in confronto ai tre giorni di buio, dove ci salveranno – se Dio sarà benevolo con noi – le candele benedette che terremo accese nelle nostre case, mentre attorno a noi si vivrà la lotta tra il bene e il male.
Voi ecclesiastici, non riconoscete e non accettate la correzione che Dio ha mandato? Non volete insegnare ai fedeli quello che si legge nella Sacra Scrittura e che fa parte del Deposito della Fede? Insegnate che la misericordia di Dio possa manifestarsi senza il pentimento? Credete che ogni stilla del sangue di Suo Figlio sia stata versata invano?
Avete paura? Di che cosa? Di perdere le Vostre certezza mondane? Della morte? Del giudizio? Dell’Inferno? Del Purgatorio? Per questo non ne parlate? Non vi accorgete di essere inutili?
Dal giorno della mia conversione e tutti i giorni a venire ho sempre pensato – non senza combattere contro le mie angosce – che Dio non chiede mai ai Suoi amici qualcosa che vada al di là delle loro forze. Chiede di appartenerGli e di vincere le loro paure. Di fare tesoro della Grazia ricevuta e di non disperderla. Di farla crescere nell’intimo della propria coscienza e nella consapevolezza del Suo amore che mai ci abbandonerà.
Non dobbiamo avere paura di quello che sta avvenendo. Così come permette il male, Dio invia avvertimenti per un bene superiore. Noi non lo vediamo, perchè siamo troppo avvinghiati alle cose di questa Terra. Allora, vacilliamo e ci sentiamo persi. Egli si rivolge alla nostra anima. La scuote. Ricorda la dimensione del Cielo, quella che abbiamo sepolto con i nostri peccati. Ciascuno di noi ha una responsabilità grande in questo momento.
Facciamo parte di una generazione che vede i primi segni degli “ultimi tempi”, ma non siamo soli.
C’è una Bella Signora – così com’è stata chiamata da molti di coloro ai quali è apparsa – che ci potregge dal Cielo, se ci affideremo a Lei con cuore puro. Ella saprà come e quando intervenire, esercitando il Suo ruolo di Mediatrice di tutte le Grazie e di Correndetrice del genere umano. Lei ha ricevuto questo mandato ai piedi della Croce, da parte di Suo Figlio, qualche istante prima che esalasse l’ultimo respiro. Lei ci ha già insegnato come ricapitolare in Cristo tutte le cose, come fare in modo di far morire noi stessi, per far vivere Cristo in noi, come scrive San Paolo.
Benediciamo con fiducia, serenità e fede questo tempo di quaresima che si protrae oltre la Pasqua. Non sappiamo quello che ci aspetta. Sappiamo però quello che possiamo fare per essere graditi a Dio e per salvarci, senza nulla attendere da questa Chiesa e da questo potere civile.