Di Andrea Muratore – – La sponda degli Usa all’Italia è arrivata, forse, nella sua forma più energica: attraverso l’appoggio della finanza statunitense ai titoli di Stato italiani. Washington condivide con Roma l’obiettivo di spezzare i rischi che per l’economia europea potrebbero essere imposti da un perpetrarsi dell’austerità e del rigore, minaccia alla ripresa mondiale dalla crisi del coronavirus, e le grandi compagnie finanziarie non mancano di beneficiare della sponda della Banca centrale europea.
L’acquisto di titoli italiani è stato raccomandato da due veri e propri pesi massimi: BlackRock e Goldman Sachs. Due market-mover che con le loro scelte hanno la possibilità di contribuire a indirizzare le manovre degli operatori di minor calibro.
BlackRock ha inserito i Btp nel radar ritenendoli preferibili ai Bund tedeschi come asset da acquistare. Come nota Trend Online, “gli esperti del gigante Usa hanno deciso di migliorare il giudizio sui bond della periferia europea, alzando il rating ad “overweight”, non solo alla luce dei nuovi acquisti lanciati dalla Bce, che rappresentano un elemento fondamentale di supporto, ma anche per via delle valutazioni più basse. Goldman Sachs, in un recente report, ha indicato principalmente le mosse dell’Eurotower come garanzia di un debito italiano più sostenibile.
Anche una delle principali agenzie di consulenza finanziaria al mondo, la canadese Bca Research, che lavora gomito a gomito con le istituzioni finanziarie statunitensi, ha consigliato, come riporta Bloomberg, di puntare sul debito italiano per i motivi precedentemente elencati.
I Btp italiani a durata decennale entrano dunque nel radar della grande finanza Usa. Qual è la ratio della mossa di BlackRock e Goldman Sachs? In primo luogo, due attori di taglia tanto grande si sono resi conto che il più grande stimolo monetario della storia, messo in atto dalla Fed, dalla Bce e dagli altri istituti centrali, non servirà a accelerare un nuovo rally borsistico nel breve periodo. L’era del quantitative easing permanente è terminata: alle banche centrali serve monetizzare i deficit produttivi dei Paesi, e dunque gli operatori devono porsi in un’ottica di medio-lungo periodo.
In questo contesto, in secondo luogo, ha importanza anche la definizione delle linee guida. L’ordine è “follow the Fed“, ovvero muoversi secondo le indicazioni delle banche centrali. “Compreremo ciò che loro compreranno e gli asset simili”, ha commentato Rick Rieder, capo del team globale di allocazione portafoglio di BlakcRock.
Fatte queste dovute premesse, è dunque chiaro che per i campioni della finanza Usa la prospettiva di acquistare Btp italiani garantiti, in larga misura, dalla Bce rappresenti un’opportunità d’oro. C’è la garanzia che l’Italia, sotto l’ombrello del nuovo programma Pepp (Pandemic emergence purchase plan) potrà avere la garanzia di potersi indebitare praticamente all’infinito riuscendo a ricompensare con i rendimenti negativi del debito in mano alla Bce gli interessi del debito emesso in prima persona. In questo contesto, Goldman Sachs ha specificato che anche in caso di debito/Pil al 160% “l’Italia verrebbe lasciata con un debito/Pil dell’80% finanziato ai rendimenti del mercato, mentre l’altro 80% sarebbe finanziato al tasso di deposito della Bce, attualmente -0,50%”. E i rendimenti moderatamente elevati dei Btp li rendono, al contempo, un asset decisamente più liquido del Bund tedesco.
L’ombrello della finanza Usa si staglia dunque assieme al paravento della Bce sopra il sistema-Italia. Certo, i colossi a stelle e strisce pensano in primo luogo al proprio tornaconto e alla tenuta del proprio sistema di portafoglio, ma la coincidenza tra l’invito di Donald Trump a sostenere l’Italia in ogni modo e l’accelerazione della pubblicazione di rapporti di tenore positivo all’Italia tra gli investitori non appare assolutamente casuale.
Già nell’ottobre 2018, nel pieno della battaglia tra il governo italiano e Bruxelles sul deficit, dagli Usa Nick Gartside, capo della divisione reddito fisso e commodities della divisione di asset management di Jp Morgan, fece sentire tramite un’intervista a Il Sole 24 Ore il peso del sostegno statunitense ai titoli italiani minacciati da una fiammata dello spread. Roma è un solido alleato per Washington e i suoi mercati finanziari e la sua economia sono ritenuti capaci di reggere la crisi dalla sua finanza: l’invito che giunge da oltre Oceano, oggi come allora, è chiaro, fare deficit non deve più essere tabù. Il sostegno della Bce e degli investitori più influenti del mondo deve essere un invito al coraggio per i decisori politici italiani.