di Andrea Indini – È proprio mentre il popolo è in ginocchio che gli anti italiani entrano in azione per fare ancora più male. Nelle ultime ore si è, infatti, delineato il drammatico quadro che ci attende nei prossimi mesi. Prima di annunciare il prolungamento del lockdown fino ai primi di maggio, il premier Giuseppe Conte si è inchinato ai padroni dell’Europa accettando una versione edulcorata (ma pur sempre pericolosa) del Fondo salva Stati e rassegnandosi all’idea di non avere i coronabond. Nel frattempo il Partito democratico se n’è uscito rispolverando la solita rapina del ceto medio: la patrimoniale. Il tutto mentre sui mercati i titoli italiani (scaricati dai principali investitori stranieri) vengono sostenuti dall’intervento della Bce.
La partita in Europa è stata una disfatta senza precedenti. Conte è partito alzando le barricate contro il Mes e battendo i pugni sul tavolo per ottenere i coronabond ed è tornato con l’esatto opposto. Al di là dello show in televisione, in cui ha raccontato agli italiani tutta un’altra storia, il premier non ha potuto fare altro che cedere, ancora una volta, ai diktat di Parigi e Berlino.
Completamente estromessa dai tavoli che contano, l’Italia si trova ora a digerire un accordo che non solo non le permette di affrontare la terribile crisi economica generata dall’epidemia da coronavirus, ma che rischia di rivelarsi profondamente dannoso qualora l’esecutivo dovesse incatenarsi al Fondo salva Stati. Perché, sebbene le clausole sono “light”, ci sono e non lasciano tranquillo chi ne dovesse far uso. Il trucco sta, infatti, nelle regole. L’azzeramento delle condizionalità è solo in via temporanea e riguarda unicamente le spese sanitarie sostenute dai Paesi dell’Unione per affrontare l’emergenza. Anche per questa voce, però, c’è un limite di budget. Che equivale al 2% del Pil annuale del Paese che le sostiene e che fa ricorso al Mes come linea di credito. Su tutto quello che eccede questa cifra si applicano le regole del Mes che potranno anche essere modificate ex post.
Mentre il governo ipoteca così il nostro futuro, il Pd torna a proporre una misura suicida per mettere le mani sui nostri soldi. Dicono di voler colpire “i redditi più alti” e fissano già la soglia: “Un contributo di solidarietà per gli anni 2020 e 2021, che dovranno versare i cittadini con redditi superiori ad 80mila euro e che inciderà sulla parte eccedente tale soglia”. Una ricetta totalmente dissennata in un momento in cui qualsiasi economista con senno suggerirebbe l’esatto contrario, ovvero la flat tax.
Ma d’altra parte l’intero impianto del “Cura Italia” è stato costruito su una base fuorviante. I (pochi) soldi prestati sono calcolati su un fatturato che lo Stato comunque tassa. Il Fisco rimarrà in stand by solo per un paio di mesi, poi riprenderà a fare il suo freddo lavoro. E a quel punto non guarderà più in faccia nessuno. Esattamente come faranno a Bruxelles quando la Commissione Ue reintrodurrà il Patto di stabilità.