ROMA – “In piena allerta per la pandemia Covid-19, i migranti continuano a tentare la traversata del Mediterraneo in fuga da violenze, abusi e povertà. Dall’inizio di aprile, almeno sei imbarcazioni sono partite dalla Libia con a bordo circa 500 persone, tra cui 150 che, soccorsa da una nave di un’ong, sono ancora in mare in attesa che venga assegnato loro un porto di sbarco sicuro. Sempre in questo mese di aprile 177 migranti sono arrivati in Italia, mentre altri 248 sono arrivati in Spagna. Da alcune informazioni sembrerebbe inoltre che anche lungo la rotta del Mediterraneo orientale alcune imbarcazioni di migranti siano state bloccate in mare”.
Lo sottolinea in una nota l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim – ONU) esortando tutti gli Stati a continuare a mantenere gli obblighi internazionali e a gestire questa situazione utilizzando un approccio inclusivo e condiviso.
“E’ necessario che il diritto marittimo internazionale e gli obblighi in materia di diritti umani continuino a essere rispettati anche durante l’emergenza Covid19. La crisi dovrebbe rafforzare la nostra volontà collettiva di difendere la vita, proteggere i diritti e trovare soluzioni comuni e flessibili per le sfide che ci riguardano tutti. In un momento in cui stiamo affrontando tutti insieme sfide su più fronti, l’Organizzazione riafferma la sua convinzione che salvare vite umane debba continuare a essere la priorità numero uno – afferma Oim -.
Il sostegno e la solidarietà europea con i Paesi che accolgono i migranti sono necessari per garantire che le persone soccorse in mare siano fatte sbarcare in modo rapido e sicuro. Gli stessi protocolli COvid-19 a tutela della salute e della sicurezza di tutti dovrebbero essere applicati nel corso di tutti gli sbarchi, compresi quelli delle navi di soccorso delle Ong. In un momento in cui molti Paesi hanno scelto di rafforzare i controlli alle loro frontiere nel tentativo di contenere la diffusione della pandemia, è fondamentale che tali misure siano attuate in modo non discriminatorio e in linea con il diritto internazionale, e che la protezione dei più vulnerabili sia la priorità”.