Dopo i primi allarmi e le prime inchieste sulla situazione delle case di risposo bresciane, pareva ormai evidente che i dati sulle vittime di Coronavirus forniti da Regione, Ats e Protezione Civile fossero ampiamente sottostimati. Non certo per volontà di nascondere la verità ai cittadini, ma semplicemente perché sono centinaia le persone morte senza essere state sottoposte a tampone. Certo, alcune situazioni sono davvero intollerabili, come quella nella casa di ricovero di Quinzano d’Oglio: sono deceduti 33 anziani su un totale di 80, ma solamente una vittima è stata sottoposta al test per il Covid-19.
Da questo punto di vista, le responsabilità di chi – a più livelli – non ha capito la gravità della situazione sono innegabili. E se da un lato la regione Veneto è stata in grado di limitare (ampiamente) i danni, in Lombardia si è andati incontro a una vera e propria ecatombe. Da un punto di vista organizzativo e strategico, dopo un mese la situazione sembra ancora in alto mare, stando alle dure accuse dei sindaci lombardi mosse contro il governatore Fontana.
Trascorso il mese di marzo, si può ora avere una panoramica più veritiera rispetto alla reale incidenza del Coronavirus, incrociando i dati riguardanti i morti nello stesso mese del 2019. Abbiamo chiesto a sindaci ed anagrafi di 30 comuni bresciani, scelti tra quelli più colpiti dalla pandemia, il totale dei decessi di marzo 2019 e 2020. Una volta fatta la somma totale 2020, sottraendo quelli dello scorso anno e i morti ufficiali da Coronavirus, ne risulta un margine davvero impressionante. In soli 30 paesi ci sono 422 morti che sfuggono alla statistiche ufficiali: secondo quest’ultime, il Covid-19 sarebbe responsabile del 37,2% dei decessi, mentre c’è un 42,9% non conteggiato, da imputarsi alla pandemia in corso con un margine di errore di pochi punti percentuali. D’altra parte, basta guardare ai numeri totali: i morti in questi comuni sono più che quintuplicati rispetto al 2019. […]
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