«Gli anziani ora sorridono e ci ringraziano. Ma domenica scorsa, quando siamo entrati nelle loro stanze, ci hanno chiesto subito cibo e acqua. Non mangiavano e non bevevano da giorni. I vassoi con il pranzo e la cena erano stati accatastati sui comodini e per molti di loro era impossibile raggiungerli». Abbandonati, a digiuno e senza cure mediche. In cinque già deceduti. E altri 55 contagiati dal coronavirus. Lasciati soli da chi avrebbe dovuto accudirli e invece ha scelto la strada della quarantena.
La vicenda è riportata da quotidianodipuglia.it – Un dramma che sembrava senza fine quello che hanno vissuto 93 anziani non autosufficienti ospitati nella residenza sanitaria La Fontanella di Soleto. Un fatto gravissimo. Un inferno, come lo ha definito lo stesso sindaco Graziano Vantaggiato che lo scorso 21 marzo ha prima revocato l’incarico alla ditta che aveva in appalto il servizio di assistenza nella Rsa. Poi ha lanciato il suo drammatico appello: Si cercano con estrema urgenza 30 unità lavorative tra medici, infermieri e operatori sociosanitari. Hanno bisogno del nostro/vostro aiuto. Un grido di dolore di un sindaco disperato che non è caduto nel vuoto. Un appello che ha scalfito cuori e coscienze.
Così, nel giro di 48 ore in soccorso degli anziani di Soleto sono arrivati i primi angeli in tuta bianca. Medici, infermieri e operatori sociosanitari che hanno risposto presente alla chiamata di Vantaggiato. Tra loro anche l’operatrice sanitaria Vincenza Pitardi. Il telefono della oss di Maglie, madre di due bambini, è squillato nel pomeriggio di sabato. All’altro capo dell’apparecchio c’era Silvio Astore, il responsabile Area Sud dei Centri per l’Impiego della provincia di Lecce che le ha proposto di prendere servizio subito. E proprio a Le Fontanelle. «Nei giorni precedenti questa telefonata avevo seguito attraverso tv e giornali quello che stava accadendo nella residenza anziani racconta ora Vincenza Pitardi -, e non nego che l’idea di prendere servizio proprio in questa struttura all’inizio mi ha fatto molta paura. Poi, però, mi sono detta: questo è il mio lavoro. Questa è la mia missione e io la devo portare a termine, qualsiasi siano i rischi e le condizioni». […]