Andrà tutto bene?

Sarà la mia indole seriosa, ma non ho apprezzato nemmeno un po’ la carnevalata di pentole e coperchi con annessi sfoghi lirici dai balconi. Mentre l’Italia era diventata in maggioranza solidal-dirimpettaia, mi giungeva notizia del primo caso di positività al Covid-19 nel mio paese, già braccato da ogni dove e con un nostro confinante interamente in quarantena.
I cantori del “restate in casa” immediatamente hanno iniziato la caccia all’untore, pretendendo di conoscere generalità, albero genealogico e patrimonio genetico, come se il vero virus fosse il nome. “Ma solo per ricostruire gli ultimi contatti”, ignorando incredibilmente che il virus ha un periodo di incubazione di almeno 14 giorni e mossi da quella paura che fa sottintendere che, forse, in casa non ci sono stati nemmeno loro.
Perché oltre a chi può avere il privilegio di restarsene assisitenzialisticamente in casa, c’è chi di casa è costretto uscire. Per stare in prima linea proprio nella lotta al virus. Penso a medici ed infermieri, penso alle Forze dell’Ordine e alle Forze Armate, penso agli autisti e agli autotrasportatori, ai volontari, penso a chi produce e vende generi di prima necessità.
Ma a vedere certi Italiani non mi sorprende più che cantino e ballino dal balcone, non mi sorprende più che a rappresentarli sia un Conte, un Di Maio o una De Micheli, non mi sorprende più che, urlando, vogliono dar forza all’Italia con un arcobaleno. Nemmeno adesso avete avuto il buonsenso e la dignità di stringervi intorno ad una cazzo di bandiera tricolore che in nessun altro miglior modo rappresenta la Nazione. E se l’arcobaleno (ripeto: l’AR-CO-BA-LE-NO!) non bastasse, ci avete aggiunto anche tre magiche paroline: “ANDRÀ TUTTO BENE”.
Spiace deludere tutti i potenziali candidati alla terapia di gruppo, ma si è grandi abbastanza per poter abbandonare il “c’era una volta” e i “vissero felici e contenti”. Qui non andrà bene proprio un cazzo. Ci sarà una Nazione intera da ricostruire, ci saranno fabbriche da riaprire ed un mercato da far ripartire, ci saranno la spesa da fare e i debiti da saldare, ci saranno gli sciacalli da fermare e le persone da sfamare. Se non si è stati capaci di fermare una sola regione, dubito si sarà capaci di far ripartire una intera Nazione.
Se a Milano, che stima perdite e fermi come nemmeno un bombardamento, al costo di un simbolico euro, che ben rappresenta le altrui incapacità, stanno allestendo un “nuovo” ospedale, capite che non andrà tutto bene? O dobbiamo confidare solo nell’albero della vita che adesso ospita un ricovero?
Se ordiniamo (perché abbiamo acquistato, pagando, dalla Cina mezzi DPI e altro materiale sanitario aiutando di fatto noi l’export di Pechino e non, come sciacallamente è stato detto, ricevendo l’aiuto di altri) apparecchiature mediche e durante la spedizione la Germania sequestra tutto il materiale, mascherine in primis, vi pare che andrà tutto bene?
Se il governo (volut-t-amente in minuscolo) vara di notte (ancora!) l’ennesimo decreto scaccia-crisi che invita (perché non obbliga) le persone a restare in casa per arginare il contagio e blocca i treni notturni (quasi verrebbe da chiedersi cosa fanno questi durante il giorno) diretti al Sud, quella parte di stivale povera stavolta anche di contagi, vi pare che andrà tutto bene?
Se con un Parla-mento chiuso per emergenza sanitaria con più parlamentari contagiati, il segretario di una delle due forze di governo (non di maggioranza) in quarantena per positività al virus, a Bruxelles si discuterà oggi il MES ovvero del quantitativo di denaro che ci verrà ulteriormente salassato per salvare banche tedesche e la Germania intera fottendocene di noi, vi pare che andrà tutto bene?
Ho una zia di terzo grado o più, oggi nonna di nipotini lombardi, una di quelle che nel Sud dell’Italia è come una sorella, che mi ha visto nascere e crescere, sarta, medico, madre e insegnante all’occorrenza, una di quelle che mi ha medicato l’ombelico appena nato e insegnato a mia madre come darmi la poppata, mi ha fatto la piega al pantalone della comunione e si appesa al collo spingendosi sulle punte per farmi gli auguri al matrimonio, che ha trovato il modo per farmi arrivare la mascherina, ormai introvabile, confezionata da lei. Ci ha messo anche un elastico colorato, quasi a simboleggiare la vita e le pieghe perfettamente in riga a testimoniare la cura per la vita. Che puoi lavare, sterilizzare e riusare. Come questa vita, da proteggere e reinventare. Ma da continuare. Sono questi i veri obiettivi di questo virus, queste persone. Distruggere la nostra memoria.
Se a voi va bene così…

Tony Fabrizio