Coronavirus: questa è una guerra e la casa è la nostra trincea

di colonnello Salvino Paternò

Spettatore silente di una pandemia sempre più aberrante, interrompo momentaneamente il mutismo impostomi per invitarvi al silenzio. Ma non un silenzio ovino, bensì un tacere guerriero e riflessivo.
L’attacco imponente di un virus subdolo e aggressivo ci ha tutti proiettati, sbalorditi e annichiliti, in un improvviso campo di battaglia, costringendoci a combattere una guerra mai dichiarata contro un nemico ignoto che ci ha invaso vigliaccamente. E come in ogni guerra si contano i caduti, si glorificano gli eroi, si condannano i vigliacchi e i disertori e si soggiace agli improvvidi ordini di generali pazzi e sconclusionati che a volte mandano al massacro le proprie truppe.

In questo momento siamo tutti soldati in trincea e la sorte del conflitto dipenderà dal nostro valore bellico. Quando il nemico sferra i suoi feroci attacchi, è deleterio farsi sovrastare dal panico, immaginare sordidi complotti, additare immotivatamente i propri commilitoni quali biechi traditori e viscidi untori.

Le parole insensate generano caos.
A causa di un’informazione schizofrenica, si sa ancora poco del nostro nemico, ma, se fossimo stati zitti e avessimo riflettuto, avremmo capito come difendersi dalle sue infide sferzate.

[su_heading size=”16″ align=”left”]Per cui, oggi, condannare colui che, a debita distanza e senza toccare nulla, esce di casa per prendere una breve, rapida e salutare boccata d’aria, ci mette sullo stesso piano di coloro che, ieri, con altrettanti fiumi di parole insensate, ci invitavano ad abbracciare i cinesi tra movide e apericene.[/su_heading]

Se avessimo riflettuto silenziosamente, avremmo capito che, per debellare tale potente avversario, è sufficiente che ognuno di noi si comporti come se fosse un potenziale contagiato. Basterebbe questo ad evitare l’ulteriore diffusione del virus. A questo punto non servirebbe l’esercito e tantomeno i lanciafiamme e potremmo continuare ad usufruire della libertà senza abusarne. Ma purtroppo questo non basta e la moltitudine dovrà pagare le conseguenze degli errori di tanti, troppi, coglioni.

E’ una guerra e la casa è la nostra trincea. Le protezioni individuali sono le nostre armi e, come spesso avviene negli scenari bellici italici, molti sono disarmati. Se avessimo riflettuto silenziosamente avremmo compreso che non è vero che le mascherine non servono a niente, come gli imbecilli prezzolati continuano a dirci, ma che ne siamo momentaneamente sprovvisti.

Rimanere in silenzio e riflettere non significa non porsi domande. Non significa non chiedersi per quale recondito motivo il nostro paese sta pagando il prezzo più caro. Ma anche a tale domanda è inutile, sotto il bombardamento nemico, avventurarsi in ipotesi suggestive che, poi, il tempo potrebbe vergognosamente smentire, allorquando, forse, le altre nazioni non potranno più nascondere i loro cadaveri sotto al tappeto.

Il silenzio potrebbe infine finanche farci apprezzare alcuni aspetti del terribile momento storico che stiamo vivendo, quali la scoperta dei nostri veri eroi. Eroi silenziosi che combattono in prima linea, dal personale sanitario, alle forze dell’ordine, senza dimenticare le commesse dei supermercati e gli autisti dei camion che affrontano ore di viaggio senza trovare neanche un autogrill dove espletare i loro bisogni. Non sono personaggi osannati per i loro presunti aiuti umanitari mondiali, quelli per fortuna sono spariti dai radar. Sono le persone della porta accanto che incontravamo distrattamente ogni giorno e che stanno dando l’anima per non far collassare il paese.

Sì, a volte ci verrebbe da contestare alcune disposizioni tardive e urlare di rabbia per l’evidenza di terribili errori politici presenti e del passato. Ma noi, oggi, dobbiamo essere soldati e continuare a combattere senza piagnistei una guerra che è appena iniziata. Potremmo anche essere come i soldati dell’8 settembre, senza ordini e disposizioni. Ci siamo abituati. Ma anche quei soldati, come Salvo D’acquisto, diedero prova di incredibile eroismo.

Nelle situazioni critiche spesso il silenzio è una fonte di grande forza, la forma più alta della parola, ed è l’arma migliore per combattere questo nemico. In una battaglia cruenta il miglior combattente è colui che, conservando il sangue freddo, mantiene saldamente e silenziosamente la sua posizione.

Non so se andrà tutto bene, ma so questa guerra verrà vinta solo da un esercito disciplinato, tenace e cazzuto.