Coronavirus, Copasir: allarme shopping predatorio di aziende italiane

Evitare rischi di shopping pericoloso e colonizzazione predatoria emersi già nel 2018 quando dietro ad alcune manovre sul sistema economico italiano si configurò la possibilità che partecipassero anche entità statuali. Adolfo Urso, vicepresidente del Copasir, il Comitato per la sicurezza nazionale non ha dubbi su quali misure si debbano attuare al più presto per mettere in sicurezza il sistema economico italiano. Il Comitato si riunirà mercoledì prossimo per analizzare la situazione e dare il proprio contributo per impedire possibili tentazioni di accaparrarsi a prezzi da saldo pezzi pregiati del brand Italia approfittando della situazione di debolezza provocata dall’emergenza coronavirus.

”L’esperienza – dice all’Adnkronos – dimostra che quando un paese è debole qualcuno ne approfitta, come nel caso della Grecia che quando era in ginocchio è stata costretta a vendere i suoi porti. Ora l’Italia, in questa fase di emergenza sanitaria, se non assume in fretta provvedimenti a salvaguardia del proprio sistema economico, rischia di subire uno shopping pericoloso”. Secondo il vicepresidente del Copasir l’allarme è reale perché non giunge isolato o legato solo al crollo di borsa. ”Già nella Relazione annuale sulla sicurezza nazionale del 2018 – spiega – c’erano allarmi specifici sul rischio di colonizzazione predatoria. Erano descritti anche i settori nei quali si rischiava e anche la possibilità di manovre attuate con il coinvolgimento di entità statuali. Allarmi confermati anche nella relazione del 2019”.

Adesso il Copasir analizzerà gli ultimi sviluppi cercando di dare il proprio contributo in un clima ”di consapevolezza di quanto sta accadendo, a prescindere dall’appartenenza politica. Posso dire che si denota una comune convergenza nell’interesse del paese e di fronte a queste relazioni, ma anche ad altri documenti riservati, siamo costretti a elevare gli standard di sicurezza per evitare che si possano sviluppare manovre o tentazioni già denunciate”.

Secondo Urso, che sta preparando una proposta targata Fratelli d’Italia, quello che serve è ”un intervento a tenaglia. Da una parte si deve estendere il golden power ad altri settori, come banche e assicurazioni, anche ad aziende non necessariamente extraeuropee. Dall’altra si deve preparare uno strumento finanziario di investimento su quelle aziende italiane sottoposte ad attacchi speculativi o a tentativi di scalate altrui”. Questa misura in particolare dovrebbe prevedere ”una strumentazione in grado di aiutare anche le pmi non quotate in borsa, ma che hanno tecnologia e brevetti sensibili per il sistema Italia o i marchi storici. Immaginiamo in questo senso l’intervento della Cassa depositi e prestiti, o l’utilizzo di quei fondi comunitari assegnati al nostro paese e che non siamo riusciti a spendere”. ADNKRONOS