Di Adriana De Conto – Agenti penitenziari, un grido di dolore. Dopo la rivolta dei detenuti, scatta la comprensibile rabbia dei poliziotti. “In questi ultimi giorni i poliziotti penitenziari hanno sopportato di tutto”, spiega in una nota il Sappe. Agenti penitenziari in rivolta.
Prosegue la nota del sindacato degli agenti: “Fronteggiando, da soli e senza mezzi, le gravi rivolte dei detenuti che hanno distrutto una trentina di carceri, con un bilancio da guerra: 12 morti e 72 evasi dal carcere di Foggia (fortunatamente ripresi quasi tutti). Data l’eccezionalità e la gravità della situazione, uno Stato civile, Ministro della Giustizia e Capo del Dap, dovrebbero essere presenti. Pronti ad impartire disposizioni e dare coraggio ai poliziotti. Invece, nell’Italia degli Schettino, anche alcuni comandanti delle carceri hanno ritenuto bene di sparire; per poi riapparire con dichiarazioni irritanti e sconclusionate”.
“Siamo carne da macello” – “L’insofferenza dei poliziotti, che da anni si sentono trattati come ‘carne da macello’ – si legge ancora nella nota – era già alta prima delle rivolte. Poiché, nonostante il rischio di contagio da coronavirus, da settimane chiedevano i Dpi (mai pervenuti) per poter lavorare con un po’ più di sicurezza nelle carceri. Per incanto poi, subito dopo le rivolte, il Dap ha fatto arrivare circa 100mila mascherine in tutte le carceri italiane (peraltro non idonee allo schermo totale)”.
“Fornitura esaurita in pochi giorni, nonostante il pericolo di contagio sia diventato sempre più preoccupante. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata una circolare del capo del Dap; con cui da una parte si costringono gli agenti a lavorare anche in presenza di contagiati poiché dichiarati ‘lavoratori essenziali’; ma dall’altra non viene assunta alcuna misura a tutela della salute degli stessi, delle loro famiglie e dei detenuti. Questo ha fatto crescere la sfiducia dei lavoratori che starebbero valutando di presentare in massa richiesta di dimissioni“.
“Tuttavia, pur condividendo in pieno le gravi preoccupazioni dei lavoratori abbandonati a se stessi chiediamo un ulteriore gesto di responsabilità”. Lo sottolinea Federico Pilagatti, segretario nazionale del sindacato autonomo della polizia penitenziaria. Che sta chiedendo alle migliaia di donne e uomini in divisa di rimanere a presidiare le carceri.
La tensione può sfociare in qualcosa di grave
“Senza abbassare la guardia, perché la situazione dei penitenziari è tutt’altro che risolta. Infatti, la grande tensione tuttora presente, può sfociare in qualsiasi momento in qualche cosa di ancora più grave di quanto finora accaduto. Anche se i detenuti iniziano a monetizzare il premio per aver distrutto tante carceri, come la detenzione domiciliare o l’adozione del braccialetto elettronico”.
“Ci aspettiamo quindi che il Governo, il Ministro, il Capo del Dap – conclude Pilagatti – così veloci nel prendere i provvedimenti a favore dei detenuti, dimostrino altrettanta responsabilità mettendo i poliziotti penitenziari nelle condizioni di lavorare con un minimo di sicurezza sia per la loro incolumità che per la loro salute”.
“Il Sappe terrà ben a mente quando finora accaduto , e quando sarà finita l’emergenza, promuoverà numerose ed eclatanti azioni di protesta: sostenute anche in via giudiziaria. I responsabili politici ed amministrativi autori di scelte e omissioni assurde e contrastanti, dovranno rendere conto fino all’ultima lacrima versata dai baschi blu, per difendere la Patria e le Istituzioni“.