Turchia in Europa? MAI e poi ancora MAI! – di Armando Manocchia
La Turchia ha sospeso tutti i collegamenti aerei con Italia, Iran, Corea del Sud e Iraq a seguito dell’emergenza coronavirus. Nei giorni scorsi il ministero degli Esteri turco, che ancora non ha confermato alcun caso di contagio da coronavirus, aveva sconsigliato ai cittadini di recarsi nelle regioni italiane al centro dell’epidemia e, a mio avviso, anche se non ve ne sono i presupposti, ha tutta la libertà di farlo.
Ciò che invece non ha il diritto di fare, è destabilizzare l’area per favorire il suo espansionismo in Siria sostenendo i terroristi, e minacciare gli interessi di molte imprese europee a Cipro. Ma c’è qualcosa ancora più grave: l’aver sganciato una vera e propria “bomba migratoria” sulla Grecia, aprendo i suoi confini a 76.358 migranti, peraltro fornendo loro treni e autobus per Edirne, affinché si riversino in quella U€ che, con il presunto obiettivo di evitare il problema, gli ha regalato ben 6 miliardi di euro.
Ma non voglio perdere tempo con lui. Voglio invece prendermela con quegli inqualificabili signori che ci comandano, ci sottomettono, ci indottrinano, ci impoveriscono, ci desovranizzano e ci dissolvono come civiltà e identità.
Che dire dunque della mascalzonaggine della Commissione europea, quella che nel 2005, decise di aprire i negoziati per l’ammissione di Ankara nell’U€ e lo fece in base a una convinzione assurda, basata sulla paura, e certamente non su una positiva adesione ai valori europei che diceva: «Meglio avere la Turchia dalla nostra parte piuttosto che contro»?
L’‘inqualificabile U€, istituzione senza scrupoli, «dimenticando» le condizioni poste dal Parlamento europeo nel 1987 (unico organo eletto nella UE), che imponevano alla Turchia – oltre al ritiro immediato delle truppe da Cipro – il riconoscimento ufficiale del genocidio armeno, il rispetto dei Diritti dell’uomo, l’interruzione immediata di ogni atteggiamento persecutorio nei confronti delle minoranze etnico-religiose anatoliche, applicò una strana indulgenza che contraddice gli stessi principi democratici su cui è fondata la stessa Unione europea.
Questa U€, se solo avesse un’anima, chiuderebbe una volta per tutte i rubinetti al sultano, e respingerebbe definitivamente la procedura di adesione dellaTurchia alla U€.
Ma, questi professionisti dell’ignoranza, che forse, saranno capaci di misurare le circonferenza delle zucchine, la curavatura delle banane e la lunghezza delle carote, non conoscono le più elementari basi dell’aritmetica, altrimenti l’aspetto demografico avrebbe dovuto preoccuparli, perché già oggi la Turchia ha oltre 82 milioni di abitanti e, in forza di tali numeri, avrebbe il maggior numero di parlamentari europei. L’U€ avrebbe così tra i suoi membri un Paese islamico in grado di far valere, a livello legislativo, istanze ideologiche travestite da religiose e culturali che sono totalmente estranee e soprattutto incompatibili con le tradizioni del continente europeo.
La Turchia, in nome della cosiddetta “libertà religiosa” difenderebbe il velo islamico, la poligamia, la pseudo “moralità islamica” (che somiglia molto alla doppia morale della sinistra), riguardo le donne e, più grave ancora, proporrebbe disegni di legge o risoluzioni che impedirebbero anche solo di “criticare l’islam”. Non ultimo, dal punto di vista geografico, l’Unione europea avrebbe come frontiere dirette orientali, non più la tranquilla Istanbul, ma L’Iran, la Siria o l’Irak popolata dai radicali, fondamentalisti e jihadisti islamici.
E’ questa U€ che non vuole prendere coscienza e tantomeno diffondere, la verità storica della formazione dell’identità europea, a partire dal settimo secolo, in contrapposizione all’invasione, all’aggressività e all’arbitrio degli eserciti islamici che, sottomettendo al loro potere con la forza bruta la sponda meridionale e orientale del Mediterraneo, posero fine all’unità dell’Impero romano cristiano che abbracciava l’insieme del Mediterraneo.
E’ questa U€, che non vuole prendere coscienza e non vuole diffondere la verità storica delle radici giudaico-cristiane della civiltà europea, quella che ha saputo accogliere e armonizzare l’eredità del pensiero greco e romano, sviluppando un contesto dove la laicità, la scienza, lo stato di diritto, la solidarietà sociale e il liberalismo hanno potuto affermarsi, talvolta anche a dispetto dell’opposizione della Chiesa.
E’ questa U€, che non vuole prendere atto che il fallimento del modello di sviluppo economico e del modello di convivenza sociale, in tutti i Paesi membri della fantomatica Unione europea, avviene in un contesto dove prevalgono: nichilismo e relativismo, laicismo e politicamente, islamicamente corretto e buonismo, soggettivismo giuridico e multiculturalismo; e tutto questo non è altro che la diretta conseguenza della perdita dei valori, del tradimento dell’identità e della violazione delle regole che s’ispirano alla fede, alla cultura e alla tradizione cristiana.
E se questa U€, vuole davvero riemergere dal guano in cui è finita, occorre innanzitutto recitare un mea culpa e tutti, ripeto tutti, ognuno per quel che sa e per che può, dorebbero collaborare per attuare una vera trasformazione di questa Europa disastrata e scristianizzata, che non è altro se non la somma dei comportamenti omissivi e commissivi dei singoli cittadini.
E’ questa U€ che deve promuovere un sistema di valori e un’identità che, coniugando armoniosamente verità e libertà, fede e ragione, valori e regole, possa riscattare l’Europa dalla deriva etica ed affermare un’Europa cristiana libera, intesa come un contesto di civiltà dove la dignità e la libertà della persona, il bene comune e l’interesse generale siano effettivamente un patrimonio collettivo, indipendentemente dalla fede, dalla cultura e dall’etnia d’origine di tutti i cittadini e di coloro che scelgono volontariamente di condividere lo stesso spazio fisico per migliorare le proprie condizioni di vita.
E’ questa U€, che deve considerare che oggi la priorità è ri-attribuire all’Europa un’anima che rifletta la verità storica delle proprie radici giudaico-cristiane, che indichi chiaramente agli stessi europei che l’Europa ha dei valori, un’identità, delle regole e una civiltà, ponendo fine alla deriva etica che induce l’Europa stessa a percepirsi come una landa deserta e una terra di nessuno, illudendosi che ciò favorirebbe il dialogo e la convivenza, finendo invece per essere percepita come una landa di perversione etica e una terra di conquista e trasformata in una roccaforte dell’estremismo e del terrorismo islamico partendo dalla consapevolezza che gli estremisti e i terroristi islamici hanno di fatto dichiarato guerra all’Europa e all’Occidente cristiano e che tale guerra è ormai in corso all’interno stesso dell’Europa e dell’Occidente.
L’Europa, i popoli europei – non l’Ue – si devono assume il diritto e il dovere di difendersi per salvaguardare le proprie Nazioni e la propria civiltà.
E’ questa pavida U€, che fa finta di non sapere che, se l’Europa non assume un’anima che si ispira alle proprie radici cristiane, se non promuove la consapevolezza di un’identità che ne definisce la portata e i confini, l’islamizzazione vincerà. E alla luce di questa verità storica, e nella consapevolezza delle deleterie conseguenze della deriva etica in cui è sprofondata, deve sapere che la Turchia non può essere considerata parte dell’Unione Europea, non soltanto perché non appartiene per il 97% al territorio geografico dell’Europa, ma anche perchè negli ultimi anni, proprio con Erdogan, è diventata una società sempre più radicalizzata dove vengono violati i diritti fondamentali dell’uomo a partire dalla libertà religiosa dei cristiani.
Quindi, a quegli eurobei che vogliono la Turchia in Europa, suggerisco che vadano loro in Turchia!