La tecnologia non è né buona né cattiva: è come una lama. Con la tecnologia e le tecniche di oggi molte cose che un tempo sarebbero state precluse o, addirittura, impensabili sono diventate la quotidianità, e una quotidianità molto spesso alla portata di tutti. Tra queste nuove, eccitanti possibilità c’è quella di diffondere idee e notizie in tutto il mondo in quello che, con una coppia fatta di sostantivo e aggettivo priva di senso in sé ma comprensibile da tutti, chiamiamo tempo reale. Insomma, in un battibaleno e, in aggiunta, a costi risibili quando non senza costo alcuno. Sto parlando, come è ovvio, di Internet, ma televisione, radio e giornali non si piazzano molti gradini sotto.
Sfogliando Internet, se il verbo è lecito, si può davvero trovare di tutto: ogni cosa e il suo contrario attraverso una gamma variegata di sfumature.
A questo punto è impossibile non interrogarsi su quale delle mille e mille versioni sia quella vera perché, se si prescinde da Calderón de la Barca, da Marivaux, da Pirandello e da tutti i letterati sostenitori del concetto secondo cui la verità non esiste se non come percezione individuale dei fatti, di verità non può che essercene una sola. Poi accade pure che qualcosa non arrivi neppure ad avere versioni contrastanti perché la notizia è soffocata sul nascere.
Ma spesso la verità – quella vera, intendo – non è gradita all’oligarchia, non sempre espressa, non sempre conosciuta se non dai pochi che siedono nel salottino “gusto”, che domina il consorzio umano. Non ho detto il mondo, ché quello ubbidisce a regole che sfuggono al volere di chiunque: intendo i sette miliardi e passa di esseri umani che in pochi decenni hanno sconvolto l’equilibrio del Pianeta. E, allora, che si fa? Semplice: si fa quello che Calderón de la Barca, Marivaux, Pirandello e tutti i letterati sostenitori del concetto secondo cui la verità non esiste se non come percezione individuale dei fatti avevano intuito. Insomma, si costruisce artificialmente la verità come oltre settant’anni fa aveva predetto George Orwell, e su quella si domina la stragrande maggioranza degli uomini.
Tutto sommato, l’idea è semplice fino ad essere rozza, ma funziona perfettamente. Alla Goebbels, si ripete come una giaculatoria la stessa menzogna e quella sarà percepita come “la” verità. Anzi: una verità su cui non solo non si discute, ma non è nemmeno lecito farlo, tanto da innescare una catena di persecuzioni a chi osasse appena avanzare un dubbio o proporre una domanda.
Tutti coloro che, in un modo o nell’altro, occupano una posizione che non sia quella della soldataglia (leggi carne da macello), per infima minoranza numerica che siano, sono impegnati in quel senso.
Uno degli espedienti più grotteschi del regime corrente è quello di scegliere qualche personaggio poco dotato intellettualmente, con una cultura a dir poco modesta e ignaro del concetto di morale o disposto a farsene mutilare per trasformarlo in laboratorio in una sorta di bocca della verità dalla quale raccogliere religiosamente indicazioni indiscutibili su come comportasi, su che cosa pensare e su come combattere chiunque non si schieri o sia sospetto di non schierarsi dalla parte del potere. Insomma, dei fantocci sono strumento per trasformare le vittime in complici paganti dei loro stessi carnefici. Inutile fare nomi: sia accenda la TV, la scatola magica da cui sgorga la dottrina, e non ci sarà molto da attendere per vederne comparire qualcuno.
Va da sé che nessuna possibilità viene offerta a chi si situi anche solo di poco fuori dei confini per esprimere il proprio pensiero o per formulare domande.
Da qui l’idea della cosiddetta “fake news”: tutto ciò che può trapelare e che non aggrada a chi può è ipso facto catalogato come notizia falsa e, per essere certi che nulla sfugga, si stanno promuovendo addirittura delle leggi per tappare i buchi, punendo severamente chi osa sgarrare, punendolo tanto severamente da fargli passare ogni tentazione. Intanto, una censura impenetrabile non solo è in atto, ma cresce e s’inferocisce ad una velocità vertiginosa.
Potrà essere buffo, almeno per chi ha un certo senso dell’umorismo, osservare come anche una fetta tutt’altro che trascurabile della scienza sia passibile di sanzione, così come lo sono dati oggettivi raccolti negli anni. Ma, a parte il lato comico della vicenda, è impossibile non domandarsi chi sia a dividere sulla lavagna i buoni dai cattivi e con quale autorità. Le risposte sono semplici: la divisione è fatta automaticamente in base agl’interessi dell’oligarchia fondata sul potere finanziario (non ho detto economico, perché l’economia è tutt’altra cosa) e l’autorità è quella dei pupazzi creati ad arte che pontificano con la voce del loro ventriloquo.
Di esempi se ne potrebbero fare tanti da riempire volumi interi, ma, applicando la regola principe della democrazia, vale a dire il consensus gentium dei filosofi, cioè il conteggio numerico che stabilisce quale sia la maggioranza, il risultato sarebbe modesto: non si sarebbe creduti. Questo banalmente perché la maggioranza è addestrata a chiudere la porta a qualunque concetto, per ovvio e dimostrato che sia, contrario a ciò che piace a chi tiene le redini dell’umanità comandandone i cervelli.
Non ci sono dubbi: come tutti i regimi anche questo durerà lo spazio di un mattino, almeno proporzionandolo alla storia, ma, ancora come tutti i regimi, lascerà una scia di devastazione che sarà ardua da riparare.
E allora? E allora, prendendo una frase di Sallustio, che forse Sallustio non aveva mai pronunciato, ognuno è fabbro della sua fortuna e, universalizzando il concetto, il consorzio umano è padrone di se stesso anche se non lo sa o, forse, anche se preferisce non saperlo. Se se ne rendesse conto, il regime avrebbe i minuti contati.
Stefano Montanari