Bimbo seguito da servizi sociali in coma e semiparalizzato per incuria

BIMBO SEGUITO DAI SERVIZI SOCIALI GIACE IN COMA E SEMIPARALIZZATO PER INCURIA. Un’infezione non curata dal padre, cui era affidato, l’ha portato quasi allo stato vegetativo. L’avvocato Miraglia: «Tutti sapevano, giudice in primis, che veniva trascurato, ma nessuno ha mosso un dito»

MONZA (12 Febbraio 2020). Si trova in coma, all’ospedale di Bergamo, il corpo semiparalizzato, nessuna capacità di esprimersi se non con dei versi. I medici non sanno nemmeno se riprenderà mai a parlare e a camminare e se riporterà danni neurologici permanenti. Ha solo quattro anni, il giudice lo ha tolto alla madre perché “lo curava troppo”, affidandolo a un padre che non se ne è mai occupato. Lo ha lasciato sporco e malnutrito per mesi e nei giorni scorsi, pur avendo il piccolo 40 di febbre e la madre, disperata, lo scongiurasse di portarlo dal medico, non se ne è curato affatto.

Il bambino è ricoverato adesso in condizioni disperate. «Quanto ha sofferto questo povero bambino?» sottolinea l’avvocato Francesco Miraglia, che difende la mamma «e quanto forse soffrirà ancora, prima che qualcuno finalmente intervenga? Era da mesi che segnalavamo lo stato di pericolo in cui si trovava.

Da mesi la nostra consulente di parte, la dottoressa Vincenza Palmieri, sosteneva che il bambino corresse dei rischi per il suo sviluppo e la sua salute, a causa dell’incuria e della decisione assurda, assunta dal giudice, di allontanarlo dalla mamma per affidarlo al padre che vive in un paesino di montagna del Bergamasco, abitato da nemmeno 300 anime, tre bambini appena, la scuola più vicina a venti chilometri». Tanto si è disinteressato il padre di lui che non vivrebbero nemmeno insieme, ma lo avrebbe affidato alla sorella.

L’ultima richiesta di intervento da parte della mamma risale a pochi giorni fa, dopo che il tribunale di Monza aveva lasciata inascoltata l’istanza urgente presentata ad ottobre. Con numerose prove fotografiche era stato chiesto nuovamente al giudice di riaffidare il bimbo alla madre: il piccolo versava in uno stato di incuria e malnutrizione da fare pena al cuore. Da quanto era sporco aveva le croste sul collo e aveva sviluppato delle infezioni da funghi alle mani e ai piedini; un vistoso eritema ai glutei era dovuto invece all’assenza di igiene e di pulizia della biancheria che indossava. Il bambino continuava, poi, a perdere peso per la malnutrizione.

Qualche giorno fa la mamma si era accorta che aveva la febbre a 40 e aveva chiesto al padre – unico deputato dal tribunale ad occuparsi della salute del bambino – di portarlo dal medico, ma lui non le aveva nemmeno risposto. Adesso un innocente bambino di quattro anni giace in un letto d’ospedale privo della capacità di parlare e di muoversi, con una possibile lesione al cervello che potrebbe lasciargli pesanti strascichi permanenti.

«Il giudice sapeva e lo riteniamo responsabile» prosegue l’avvocato Miraglia. «Sapeva dell’incuria, della malnutrizione, della sporcizia, di quelli che sono dei veri e propri maltrattamenti. Sapeva tutto e non ha mosso un dito per questo bambino. La consulente del tribunale che aveva relazionato sul cambio di collocamento del bambino è molto vicina ad una associazione onlus che addirittura viene presentata come ausiliaria del Giudice. Abbiamo già denunciato la consulente tecnica del tribunale, ma è evidente che i rapporti tra queste figure debbano essere indagati con urgenza, per il bene dei bambini che, è sotto gli occhi di tutti con questa tristissima vicenda, non è certamente la priorità per la quale tutti costoro operano».
A questo punto occorre che chi di dovere intervenga a fare chiarezza su quanto succede nel Tribunale di Monza.

Avv. Francesco Miraglia