di Giuseppe De Lorenzo – Quelli che amano «le cose divertenti, la bellezza, la non violenza (verbale e fisica)». E invece alla fine scopri che pure le Sardine sono in grado di odiare e di definire «negro» un ragazzo di colore, la cui unica colpa è quella di non sposare il credo buonista della sinistra italiana.
A Bologna sono passate da poco le quattro di pomeriggio di domenica. Mentre in piazza VIII Agosto le Sardine si apprestano a iniziare il loro concertone, nella vicinissima piazza Nettuno Fratelli d’Italia distribuisce volantini per le elezioni regionali. Tra loro c’è anche Francesco Nadalini (nel tondo, ndr), militante di 34 anni. All’improvviso si avvicina «un uomo intorno ai 45 anni», scatta un paio di foto al gazebo e «inizia a insultare tutti».
Niente di nuovo sotto il sole, in realtà. Visti i numerosi precedenti, l’episodio non farebbe neppure notizia se non fosse che Francesco è originario del Brasile, è scuro di carnagione e che l’aggressore in questione «aveva una sardina attaccata al petto». «Ha iniziato a dire: Fdi paga gli extracomunitari per fare campagna elettorale», racconta Nadalini al Giornale. «Poi mi ha chiamato negro».
Francesco è arrivato in Italia a soli 5 giorni di vita. La carta d’identità certifica che è italiano. Accento bolognese, metalmeccanico, si impegna in politica (quella con la P maiuscola decantata da Santori) dal lontano 2013. «Sempre con la destra», sorride lui, nonostante il colore della pelle.
«Le Sardine pensano che Fdi sia razzista, ma non è vero. In tanti anni di militanza non ho mai ricevuto offese da qualcuno di destra». Dai pesciolini, però, sì. «È assurdo che, senza conoscermi, chi si vanta di combattere l’odio venga a rivolgermi insulti razzisti solo perché non sono di sinistra». Poco dopo, peraltro, la scena si ripete. Al banchetto si avvicina un altro signore e, con fare stupito, sentenzia: «Non pensavo che anche quelli come voi dessero volantini di Fratelli d’Italia». «Quelli come voi», capito?
Fa sorridere (per non piangere) ascoltare le parole di Francesco e ripensare ai proclama letti da Santori durante la manifestazione ittica di Roma dello scorso dicembre. In piazza San Giovanni, il comandante in capo delle sarde italiane «pretendeva» che la violenza venisse «esclusa dai toni e dai contenuti della politica in ogni sua forma». E puntava pure a equiparare la violenza verbale con quella fisica.
Giusto, per carità. Ma a questo punto viene da chiedersi se il principio valga pure per le Sardine, visto che nella loro breve vita si sono macchiate ripetutamente di ogni offesa verso gli avversari politici. Prima Giorgia Meloni (definita «bestia, sgorbia, feccia»), poi Buonanno e ora il militante «negro» di Fratelli d’Italia. «Questa cosa mi ha fatto imbestialire – conclude Francesco -. Io non mi sognerei mai di denigrare chi non la pensa come me. Invece se non condividi il pensiero unico, diventi un appestato e ti becchi gli insulti».