di Marco Cattaneo
E’ davvero deprimente ascoltare o leggere commentatori vari insistere con il ritornello che “l’Italia vive al di sopra delle proprie possibilità”.
Da diversi anni, l’Italia realizza un surplus commerciale estero intorno ai 50 miliardi di euro. Questo significa che, nonostante un significativo sottoutilizzo della propria capacità produttiva (come evidenziato dagli alti livelli di disoccupazione e sottoccupazione, e dall’inflazione a zero) l’Italia produce molti più beni e servizi di quanti ne impiega all’interno del paese.
In altri termini, l’Italia produce più di quanto spende. E di conseguenza, la NIIP (Net International Investment Position), cioè la differenza tra investimenti italiani all’estero, e investimenti di stranieri nel nostro paese, dopo aver raggiunto un massimo negativo del 27% del PIL nel 2014, si è pressoché azzerata.
La NIIP era -38 miliardi, poco più del 2% del PIL, al 30.6.2019, e con ogni probabilità diventerà positiva nel 2020.
Ma il debito pubblico, dirà qualcuno ? beh il debito pubblico, 2.442 miliardi al 30.6.2019, è detenuto per il 70% da residenti italiani.
Il residuo 30%, 738 miliardi (sempre al 30.6.2019), corrisponde quasi esattamente agli investimenti netti italiani sull’estero (700).
In pratica, come è assolutamente normale per un paese che non genera strutturalmente e sistematicamente deficit commerciali, a fronte del debito pubblico (2.442) ci sono titoli di Stato posseduti da residenti italiani (1.704) e attività nette estere (700).
Il debito pubblico non produce deficit patrimoniali, perché l’emissione di titoli va di pari passo con maggiori attivi in mano ai propri cittadini. Il deficit patrimoniale di un paese si produce invece in conseguenza di saldi commerciali esteri negativi: ma l’Italia è precisamente nella situazione opposta.
L’Italia produce più di quanto spende, e non ha deficit patrimoniali verso l’estero degni di nota.
L’Italia vive al di sotto, non al di sopra dei propri mezzi.