4 settembre 2018 – Souad Sbai per lospecialegiornale.it
E’ caos in Libia con il governo di Fayez al-Serraj assediato dalle truppe ribelli. Per l’Italia si annunciano conseguenze pesantissime e il rischio di una nuova ondata di profughi in fuga da Tripoli e dintorni. Inoltre con il governo Serraj sono stati raggiunti accordi proprio per ridurre gli sbarchi, accordi che ora rischiano di finire in soffitta. Ne abbiamo parlato con Souad Sbai, giornalista esperta di scenari geopolitici, già parlamentare, profonda conoscitrice delle dinamiche politiche in atto nel mondo arabo e da sempre in prima linea nella difesa dei diritti delle donne musulmane contro il fondamentalismo.
La situazione in Libia quanto rischia effettivamente di danneggiare l’Italia?
“Come al solito l’Italia sta commettendo un grandissimo errore, l’ennesimo direi. Abbiamo una chiusura mentale assoluta per ciò che riguarda i problemi del Mediterrameo. Serraj non è la soluzione dei problemi, bensì la causa principale. Il generale Haftar, capo del governo rivale, in quanto militare e profondo conoscitore della situazione libica, potrebbe davvero essere la soluzione per quel Paese. Non sta chiedendo altro che andare al voto subito. Non si capisce perché l’Europa e l’Italia continuino ad opporsi, sostenendo Serraj che non vuole le elezioni per paura di perdere il potere. Il popolo libico ha il diritto di votare, e questo consentirebbe anche di fare piazza pulita del terrorismo locale. Invece tutti i terroristi scappati dalla Siria, dalla Tunisia e da altri paesi islamici si stanno annidando tutti in Libia con il silenzio, e credo anche la complicità, del fratello musulmano Serraj”.
Però Serraj è riconosciuto dall’Onu. Questo vorrà dire qualcosa?
“Certo, ma lo hanno messo al potere contro la volontà del popolo. Non è mai stato eletto da nessuno e ripeto, è un fratello musulmano e come tale visto con ostilità dalla stragrande maggioranza dei paesi arabi. Per questo ritengo giusto in Libia andare presto al voto. Non sono una fan di Macron, ma in questo caso ha ragione nel sostenere le richieste di Haftar di indire elezioni subito. Siamo noi stavolta dalla parte sbagliata”.
Ma se Haftar vince le elezioni e conquista il potere poi non si corre il rischio di una Libia completamente controllata da Parigi?
“Ma che vuol dire? Meglio Serraj burattino della Fratellanza Musulmana? La Libia sta vivendo una situazione analoga a quella dell’Egitto all’indomani della primavera araba che portò alla caduta di Mubarak. Presero il potere i fratelli musulmani, ma poco dopo è dovuto tornare un militare. Il popolo vuole essere comandato, vuole ordine, e i Fratelli musulmani sono fonte di instabilità, insicurezza, integralismo. Poi non creda che Haftar sarà un burattino nelle mani di Macron. Ha tenuto testa all’Isis, all’estremismo islamico, e sa quello che vuole”.
C’è da aspettarsi una nuova ondata di profughi verso l’Italia?
“Il problema sarà gravissimo ma il libico non è portato ad emigrare. Il rischio è rappresentato da tutti quelli che sono andati a combattere in Siria, in Iraq, in Tunisia e poi sono tornati in Libia a cercare rifugio dopo la sconfitta dell’Isis. Sono quelli che mi preoccupano, non i libici. E’ chiaro che con la situazione che c’è oggi scappare per loro sarà molto più facile. Solo Haftar può rimettere ordine e fermare queste persone. Serraj non è in condizione di farlo”.
Però gli accordi l’Italia li ha sottoscritti con il governo di Tripoli, è con Serraj che si sono raggiunte intese per ridurre gli sbarchi. Ora non si rischia di ritrovarci daccapo?
“Non dobbiamo stare sotto scacco. Per carità, va bene fare accordi per limitare gli sbarchi in Italia, ma non è che per questo ci possiamo legare mani e piedi a Serraj. Il problema non si risolve soltando fermando le partenze. Il vero accordo sarebbe ricostruire la Libia a livello economico, dare lavoro alla gente, rimettere in sesto il Paese. Se non si farà questo gli accordi per fermare gli sbarchi saranno soltanto dei pannicelli caldi. E non li fermeranno in eterno. E comunque non possono essere un’arma di ricatto. Serraj deve far votare il popolo e garantire un futuro alla Libia”.
Come può secondo lei l’Italia giocare un ruolo da protagonista in questa vicenda?
“Non può giocarlo, come non può giocarlo l’Unione Europea. Non abbiamo una visione del futuro. Lo abbiamo visto con le primavere arabe che abbiamo sostenuto quasi incondizionatamente, ritovandoci con gli integralisti al potere. Pretendiamo di decidere sulla testa dei libici. I paesi arabi, dall’Arabia Saudita all’Egitto passando per il Marocco e la Tunisia, non vogliono Serraj al potere perché della Fratellanza Musulmana. Non possiamo non tenere conto di questo. Il popolo libico deve essere aiutato, e l’aiuto in questo momento lo si può dare soltanto con le elezioni. Certo, vincerà Haftar perché la maggioranza sta con lui, ma dobbiamo rispettare la volontà dei libici, non imporgli ciò che vogliamo noi. Ricordo che quando sostenevo che in Siria era necessario mantenere Assad al potere tutti mi davano addosso. Oggi se l’Isis è stato sconfitto e il popolo siriano non è finito nelle mani degli integralisti mantenendosi sostanziamente moderato e laico, è stato proprio grazie al presidente di Damasco. Anche sulla Libia vedrà alla fine avrò ragione”.