di Gerry Freda – La Germania ha di recente acquisito consapevolezza del pericolo per la sicurezza nazionale rappresentato dall’estremismo di sinistra. A costringere le autorità ad aprire gli occhi riguardo alle minacce all’ordine pubblico provenienti dal radicalismo rosso sono stati gli scontri tra polizia e militanti dei centri sociali esplosi la notte di Capodanno a Lipsia.
Nella notte di San Silvestro, riferisce Deutsche Welle, un gruppo di attivisti di sinistra ha appunto attaccato degli agenti impegnati a pattugliare il distretto cittadino di Connewitz, dove hanno la propria sede numerose organizzazioni radicali social-comuniste. Gli attacchi alle forze dell’ordine sono stati perpetrati a colpi di “carrelli della spesa incendiati, petardi e lanci di bottiglie” e hanno causato il ferimento di un poliziotto trentottenne, che si è dovuto sottoporre a un intervento chirurgico d’emergenza.
L’aggressione alle forze dell’ordine avvenuta a Lipsia, a cui ha fatto seguito l’arresto di 10 sospettati di tentato omicidio, è stata subito classificata da Rainer Wendt, dirigente del sindacato nazionale di polizia DPolG, come un atto di “terrorismo”.
Egli, citato dall’emittente, ha quindi invitato le autorità a “non sottovalutare” la pericolosità delle iniziative promosse dalla sinistra radicale contro l’ordine costituito, in quanto la violenza perpetrata dalle sigle rosse avrebbe ormai acquistato una “nuova qualità”. Le stesse avrebbero appunto sempre meno timori nel mettere a repentaglio la vita degli uomini in divisa.
Wendt ha poi proposto, quale misure d’urgenza per stroncare il radicalismo eversivo social-comunista, lo sgombero degli stabili occupati dai movimenti legati all’area politica incriminata. Il dirigente del DPolG, riporta sempre Deutsche Welle, ha giustificato questa misura affermando che proprio nei centri sociali abusivi si pianificherebbero gli attentati all’incolumità degli agenti di pubblica sicurezza.
Un cambio di atteggiamento da parte dell’esecutivo federale circa l’estremismo rosso sembra trasparire dalle ultime dichiarazioni del ministro dell’interno di Berlino Horst Seehofer, rilanciate dal medesimo network. Il politico bavarese, all’indomani dei fatti di Lipsia, ha infatti tuonato: “Quegli scontri dimostrano che la brutalità disumana è di casa anche negli ambienti della sinistra radicale”.
La linea dura nei riguardi dell’universo antagonista pare essere stata sposata, oltre che dai ministri federali conservatori, anche dai loro alleati di governo socialdemocratici. Ad esempio, sottolinea Deutsche Welle, al fianco delle forze dell’ordine impegnate nel contrasto all’eversione rossa si sono schierati anche esponenti dell’Spd come il borgomastro di Lipsia Burkhard Jung, che non ha affatto provato a minimizzare l’accaduto, ma ha bollato con nettezza come “criminali” gli attacchi effettuati nella sua città dai militanti social-comunisti contro i poliziotti.
Mentre la politica federale, impegnata finora a combattere le organizzazioni di destra, si è resa conto solo adesso, svegliatasi per effetto dei tafferugli di Capodanno avvenuti nella località della Sassonia, della minaccia incarnata dalle sigle rosse, le istituzioni del Land in questione, evidenzia l’emittente, si erano invece già attivate lo scorso novembre. Per stroncare il pericolo rappresentato dal radicalismo di sinistra, l’esecutivo locale ha infatti allora deciso di istituire un’unità speciale della polizia, la “Soko LinX”, incaricata di investigare proprio sui piani eversivi messi a punto dalla galassia social-comunista.