Le tensioni tra Usa e Turchia potrebbero trasformare Aviano in un arsenale nucleare. E non un deposito qualsiasi, ma il più grande d’Europa, con ben 50 testate custodite. A lanciare ufficialmente l’allarme su quelle che fino ad oggi erano poco più che indiscrezioni è stato ieri il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli. «Con il trasferimento di 50 testate l’Italia diventerebbe il deposito di armi nucleari più imponente di tutta Europa perché queste si sommerebbero ad altre 30 testate già presenti nella base italiana di Aviano, in Friuli Venezia Giulia», ha denunciato Bonelli. «Sarebbero le forze aree militari americane (Usaf)», ha proseguito l’esponente dei Verdi, «ad aver scelto la base di Aviano e considerata la gravità di questa possibile scelta chiediamo al governo se conferma questa notizia e di portare immediatamente il problema alla valutazione del Parlamento».
Alla base dell’operazione ci sarebbe l’inaffidabilità del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che starebbe spingendo la Nato e gli Stati Uniti, che in Anatolia usufruiscono della base aerea di Incirlik, con annessi depositi di bombe nucleari di propria pertinenza, a trasferire l’ arsenale atomico in un avamposto alternativo. La soluzione ottimale sarebbe stata individuata proprio nell’aeroporto pordenonese Pagliano e Gori, sede di uno stormo dell’Usaf (il 31esimo Fighter Wing) a capacità nucleare. A caldeggiare l’ipotesi del trasferimento, qualche tempo fa, era stato il generale Charles Chuck Wald, già comandante del 31esimo Fighter Wing di Aviano dal 1995 al 1997, secondo cui la scelta del sito friuliano sarebbe quella più semplice dal punto di vista logistico.
L’ipotesi del trasferimento delle bombe nucleari da Incirlik ad Aviano era stata ventilata già nel 2016 quando Erdogan aveva sventato un golpe militare contro di lui ed aveva additato gli Usa tra i possibili fiancheggiatori del colpo di stato. Erdogan aveva addirittura fatto staccare l’energia elettrica alla base militare Usa, interrompendo l’attività operativa del locale contingente americano. La tensione venne risolta ma negli ultimi tempi le relazioni tra l’ ex alleato Nato e Washington è schizzata di nuovo verso l’alto soprattutto con la decisione turca di acquisire aerei e contraerea dalla Russia.
Staremo a vedere se il Parlamento e il governo italiani si faranno carico di fare chiarezza sulla vicenda. Difficile fare previsioni, anche perché fino ad ora, anche per ovvie ragioni di sicurezza nazionale e di segretezza militare, la presenza delle bombe già stoccate in Italia non è mai stata confermata. Secondo quanto riportato lo scorso maggio dal Messaggero Veneto, sarebbero 40 le bombe nucleari nascoste nelle due basi. La notizia della presenza di ordigni era arrivata (ancora una volta) dal Bulletin of the atomic scientists della Fas, la Federazione degli scienziati americani.
La Fas ritiene che le testate nucleari in possesso degli Usa (3.800 in tutto) siano stoccate in 24 luoghi diversi, 11 negli Stati Uniti e sei in cinque Paesi europei: Aviano e Ghedi in Italia, Büchel in Germania, Icirlik in Turchia, Kleine Brogel in Belgio e Volkel nei Paesi Bassi dove complessivamente sarebbero stoccate 150 bombe. Ma nessuno dalla Nato o dagli apparati militari Usa ha mai confermato i dati.