prof. Augusto Sinagra
Due eventi in successione si annunciano con effetti devastanti: il discorso di fine anno del figlio di Bernardo Mattarella e il sermone di Capodanno del pampero argentino.
Molto unisce i due personaggi, ma si sa “Dio li fa e fra di loro si accoppiano”.
Ambedue parlano e straparlano per conto terzi. Ambedue hanno superato il limite della umana sopportazione.
Molte altre cose li uniscono: uno parla da Piazza San Pietro e l’altro dal Quirinale che fino al 1870 fu residenza dei Papi.
L’auspicio sarebbe quello di un “blackout” su tutto il territorio nazionale dalle ore 20.00 del 31 dicembre alle ore 13.00 del 1° di gennaio.
Il figlio di Bernardo Mattarella ci angoscerà con la sua oratoria funerea (una involontaria istigazione al suicidio?), con ammonimenti contro l’evasione fiscale ma inneggianti alla gabbia dell’Unione europea e alla forca dell’euro, dimenticando gli osceni sprechi di pubblico denaro (la “spending review” è altra cosa) a cominciare da quanto ancora costa al contribuente italiano la scorta e i privilegi per il suo mentore, l’ex fascista ed ex comunista Napolitano Dottor Giorgio; o quanto costa la gestione della Presidenza della Repubblica (che costa molto molto di più della Casa Bianca e di Buckingham Palace o della Residenza dell’Imperatore giapponese), dimenticandosi dei circa sei milioni di italiani poveri e della distruzione dello Stato sociale.
Sicuramente si ecciterà, come al solito, inneggiando a porti aperti e all’ingresso indiscriminato e illimitato in Italia di masse di africani senza titolo, e tirerà fuori la storiella che l’“accoglienza è principio costituzionale”. Dove lo ha letto non è dato sapere.
Anche qui un forte punto di convergenza tra queste due anime gemelle: anche il pampero argentino continuerà ad ammorbarci con la storia dell’accoglienza della quale non se ne può più.
Ambedue “lavorano” oggettivamente in favore degli interessi della finanza globalizzata, degli usurai internazionali e, per dirla con una parola sola, di Giorgio Soros.
La differenza è solo che, oltre a non essere laureato (e Mattarella si), il pampero argentino non solo ha superato i limiti della provocazione ma anche del ridicolo (quando la tragedia si trasforma in farsa): la versione ufficiale del Crocifisso è ora quella con un salvagente appiccicato di sopra.
Già in stravolgimento della storia e dei Vangeli avevamo sentito che Gesù, Giuseppe e Maria erano stati anche loro “migranti”. Ora c’è che nel volto di ogni “migrante” (e cioè quei giovanottoni alti e ben in carne) si scorge il volto di Gesù Cristo. E il pampero argentino se ne fotte altamente delle migliaia di cristiani massacrati in Africa e in altri luoghi, come se ne fotte allegramente dei milioni di poveri italiani: evidentemente il volto di questi gli ricorda il volto di Stanlio e Ollio.
Come se ne fotte delle migliaia di bambini africani che muoiono veramente di fame o che, arrivati in Italia, vengono fatti sparire.
Ma l’ultima delle balle storiche del pampero è che Sodoma sarebbe caduta non per le note allegrezze cui si dedicavano i suoi abitanti, ma perché non accoglieva clandestini!!!
Mi fermo qui perché per un’adeguata risposta non basterebbero le parole.
Solo una domanda: ma il pampero argentino pensa davvero di parlare a imbecilli cronici? E poi un ricordo e un commento: diceva Ernesto Ruffini, Cardinale a Palermo negli anni ’50 (uomo discutibile ma grande teologo), che “È dovere del cristiano fermare la mano di chi fa del male”. Vale anche per il pampero argentino?
Il problema del popolo italiano, tuttavia, è che i cattolici un Papa vero lo hanno ed è Benedetto XVI.
Un Presidente della Repubblica vero non lo abbiamo.
Buon anno a tutti!
AUGUSTO SINAGRA