Franca Giansoldati – www.ilmessaggero.it – ROMA La feroce scelta avveniva immediatamente fuori dalla sala parto. «Signora, il suo bambino è nato con una gravissima malformazione e necessita di cure costose e continue». È così che una trentina di donne armene sono state costrette – attraverso la menzogna e il raggiro – ad abbandonare in ospedale il proprio figlio per darlo in adozione. Medici e infermieri compiacenti, anelli di collegamento di una rete internazionale molto ampia che porta fino in Italia, certificavano alle mamme disperate che il loro piccolo era nato malformato, con gravi patologie invalidanti.
LA SCOPERTA
Il Servizio Nazionale di Sicurezza armeno ha aperto a Yerevan, la capitale della Repubblica Armena, una inchiesta articolata (della quale è stato avvertito anche il governo italiano) che ha portato alla devastante scoperta di una rete che facilitava l’adozione internazionale di bambini. Un orribile traffico di neonati provenienti dal paese caucasico e diretti in Italia. Almeno trenta i piccoli che finora sarebbero stati sottratti alle famiglie di origine con l’inganno.
IL RAGGIRO
In pratica alle mamme e ai papà, in genere nuclei familiari estremamente poveri e socialmente deboli, veniva diagnosticata la grave malformazione al neonato. Di fatto la comunicazione di avere partorito un bambino handicappato incentivava le coppie disperate a darlo in adozione. Le pressioni psicologiche venivano esercitate con la complicità di diverse figure tra personale medico e infermieristico. Nel frattempo c’era chi provvedeva a spianare la strada per i passaggi burocratici successivi, in totale violazione alle leggi in vigore che in Armenia sono piuttosto restrittive. Alcuni giorni fa la polizia armena ha diffuso un comunicato in cui non solo confermava l’esistenza di un traffico di bambini ma lasciava aperti inquietanti interrogativi sulle ragioni di questo orrendo commercio.
«Lo scopo per cui i bambini sono stati adottati o sono caduti nelle mani di trafficanti di organi non è ancora chiaro. Per questo caso è stata già attivata una Commissione apposita e incaricata di ulteriori investigazioni». Il primo caso accertato risale al gennaio di quest’anno. La polizia ha confermato che finora sono finiti agli arresti due cittadini armeni che usavano i loro contatti in ambito ospedaliero e sociale: erano loro che favorivano l’ingresso dei neonati negli orfanotrofi da dove poi si organizzavano le adozioni legali «da parte di cittadini della Repubblica Italiana che di fatto prendevano in custodia i piccoli».
LE PRESSIONI
L’inchiesta appena aperta sta facendo affiorare uno spaccato fatto di povertà estrema e di pressioni psicologiche sulle mamme che si persuadevano a non essere in grado di provvedere materialmente al loro bambino. Ad alcune ragazze, subito dopo il parto, è stato detto che il loro piccolo era segnato per tutta la vita, malato senza speranza, affetto da patologie invalidanti. Le condizioni economiche delle famiglie determinavano una scelta quasi obbligata e le mamme hanno finito per abbandonare il figlio e firmare subito i documenti necessari per l’adozione. A questo punto entrava in funzione una rete ben collaudata di complici dei medici e delle infermiere. Un sentiero che porta all’Italia.