Buon Natale anche al porco

di Aldo Grandi

Dissacranti lo siamo sempre stati. In un mondo di ipocriti e falsi buonisti, qualcuno che voglia provocare e scuotere il velo di convenienza, piattume e superficialità che, sempre più spesso, alimenta le nostre esistenze non solo è necessario, ma, diremmo, quasi obbligatorio. Dicono che a Natale siamo tutti più buoni. Sarà, ma a noi sembra che, soprattutto, si sia più sensibili ai sensi di colpa che, rispetto alla bontà congenita, sono ben altra cosa.

Abbiamo volutamente caricato i toni di una nostra riflessione sul circo ed ecco che le anime candide dell’animalismo a un tanto al chilo ci hanno subito risposto attaccandoci e definendoci, ed è un eufemismo, retrogradi. Il tutto in nome di una presunta civiltà che, specialmente a Lucca, dovrebbe condurre a chissà quale paradiso terrestre. Il fatto è, però, che qui, in terra e a tutte le latitudini, di paradisi, tantomeno terrestri, non ce ne sono. E la licenza di poter fare ed essere ciò che si vuole è il contrario della libertà, ma vallo a far capire ai seguaci dei profeti del nuovo millennio. Ci rimbalzano con i dettami dell’Onu, una delle istituzioni più inutili, demenziali, assurde e nocive che la nostra società, governata dagli organismi sovranazionali, produce. Ci dicono che a scuola, nei manuali del Pensiero Unico Dominante e del politicamente corretto, si spiegano i principi del Nuovo Millennio, ispirati a concetti di uguaglianza indefinita e sostenibilità.

Forse si sfugge qualcosa, ma ci risulta che nei manuali di cui sopra si cerchi anche di inculcare la teoria Gender, tanto spalleggiata dalle amministrazioni post comuniste di Capannori e Lucca, la vera Ideologia perversa e devastante che vorrebbe cancellare l’essere umano in nome di una uguaglianza tra ibridi senza più alcuna certezza né identità, senza passato e semplici tabule rase capaci soltanto, in nome di un Mondo Nuovo – vedere Aldous Huxley – soltanto di consumare e di abbeverarsi alle fonti dell’imbecillità imperante. Soprattutto a sinistra. Già, ma anche questo, a quanto pare, farebbe parte di quella civiltà di cui Lucca è, per alcuni, portatrice.

In questo Natale che esiste solamente per chi, come Imam Bergoglio, si deve sciacquare la coscienza dopo aver ‘massacrato’, per gli altri 364 giorni, tutto ciò, ossia poco, di quel che resta di un cattolicesimo svenduto allo straniero e ridotto, ormai, a una Ong – gli manca solamente la nave che spazzoli per il Mediterraneo – e dove non basta fare elemosina di cene e pranzi per chi non ha più niente in cui credere e per cui lottare se non abbandonandosi a se stesso – spesso troppo facile – noi desideriamo augurare non solo un 25 dicembre, ma, in particolare, il futuro anno nuovo, a tutti coloro che vivono o, meglio, sopravvivono nonostante tutto, il resto dell’anno.

In un’epoca dove essere cristiani e cattolici rappresenta una colpa che porta alla morte – basti vedere i rapporti su ciò che accade in alcune zone del pianeta a maggioranza musulmana – in Europa e in Italia c’è chi fa di tutto per far crescere il numero di coloro i quali, un giorno, in nome dell’Islam, cancelleranno, inevitabilmente, ogni traccia delle nostre radici.

Proprio ieri chi scrive si è voluto fare un regalo insolito, gastronomico, per gente antropologicamente corretta potremmo dire, fedele alle tradizioni di una terra, la Nostra, che ci ha regalato, nel tempo, gioie e dolori, ma che, è bene sottolinearlo, è la nostra patria con la p minuscola. Ci siamo, cioè, comprati un prosciutto di cinta senese. Orrore, gridano i musulmani impiantati nella nostra penisola e non solo, gli stessi musulmani che, l’altro giorno a Riad, hanno ospitato – vergogna – la finale di Supercoppa italiana tra Juventus – con i nomi in arabo dei giocatori sulle maglie vendute, pare, a 250 euro ciascuna (cosa non si fa per i soldi ndr) dove di donne ad assistere e, comunque, ben coperte, non ce n’era quasi ombra.

Ma torniamo al prosciutto anzi, al porco che, con tutto il rispetto, la devozione, la stima e l’affetto, lo ospita. Ci siamo domandati, afferrando a mani nude il pezzo di ciccia con tanto di osso, quanti altri contadini e non solo, come noi, hanno, nei secoli, allevato, ucciso, macellato, prodotto e, infine, anche mangiato, il maiale. E così facendo siamo stati colti da un senso di rabbia impotente verso coloro i quali, tutti sistematicamente verniciati di rosso, rinunciano alle proprie tradizioni e a tutto il resto pur di compiacere l’Islam e i suoi benefattori disposti a investire milioni di euro pur di comprarsi l’Europa e l’Italia così da ridurle a semplici colonie di infedeli.

Accogliendo, come predicano Imam Bergoglio e tutti gli Imam che senza attributi accettano la sua politica di accoglienza indiscriminata che altro non è se non rinuncia al ruolo che la Chiesa ha ricoperto, male o bene poco importa, nei secoli, milioni di immigrati – i quali, se non erriamo e secondo i dati forniti ogni fine anno dagli ospedali italiani, si riproducono ad una velocità ormai ben superiore alla nostra – arriverà un giorno in cui saranno, per forza di cose e matematicamente, maggioranza.

Ebbene, questi buonisti senza senso, questi sostenitori, come li definisce lo scrittore Laurent Obertone in Francia, del Très bien vivre ensemble, questi ominicchi che rinuncerebbero anche alla propria identità pur di mostrarsi comprensivi e tolleranti verso tutto e tutti, cosa faranno quando le classi nelle scuole di ogni ordine e grado saranno piene di alunni che con la nostra cultura e le nostre consuetudini e i nostri valori, non hanno alcunché a che fare?

Chi alleverà ancora il maiale se non ci saranno più persone disposte a mangiarlo? Insorgeranno gli animalisti o gli ambientalisti di fronte al rischio di estinzione gastronomica e non solo? Oppure, vista la loro tolleranza verso chi non professa l’Islam, accetteranno che si possa continuare a vendere prosciutto, salame, tortellini, bistecche, biroldo, soppressata senza battere ciglio?

E dove finiranno i salumifici della nostra antica tradizione in Emilia Romagna e in Lombardia quando gli acquirenti disdegneranno sempre di più il porco? Già, ma chissà quanto tempo ci vorrà prima di arrivarci… Esatto. Stiamo preparando, infatti, un bel funerale per le future generazioni.

Il porco, quindi, ancora più degli animali da circo, merita, a nostro avviso, di essere protetto e tutelato. Già oggi, in alcune scuole della tanto democratica e rossa, ma di vergogna, Emilia Romagna, i figli di musulmani sono presenti in maniera robusta e la carne di maiale è bandita così come vengono guardati con orrore coloro i quali, gli autoctoni, ne fanno uso. Per non parlare di tutto ciò che fa parte della nostra tradizione enogastronomica. Anche il vino, ad esempio.

In sostanza ci stiamo scavando la fossa da soli. O forse i paladini della ristorazione credono ancora che i futuri italiani islamizzati andranno a mangiare nei loro ristoranti tipici?

Ecco perché il porco ci fa tanta tenerezza e lo abbiamo acquistato per tagliarlo personalmente con cura, con delizia, con gusto, pronti a deliziarci il palato. Alla faccia di tutta la sinistra che il maiale lo farà scomparire, ma, nel frattempo, se lo mangia avidamente.

Buon Natale, quindi, a tutti, a chiunque legge la Gazzetta di Lucca e, come noi, ritiene che questo mondo alla rovescia non solo faccia schifo, ma abbia anche urgente bisogno di tornare alla diritta.

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