Rende invalida la compagna a suon di botte, giudici gli affidano il figlio

LECCE – Ha passato gli anni della convivenza tra continue botte e vessazioni da parte del compagno “padrone”, che infieriva su di lei anche in presenza del loro figlioletto. Anzi, in un’occasione ha rotto pure il naso al bambino, trovatosi accidentalmente in mezzo alla furia cieca del padre nel corso di una delle sue sfuriate. Dopo la separazione l’uomo ha dato una spinta talmente violenta alla donna, che cadendo si è procurata lesioni tali a una gamba da essere giudicata invalida al 55 percento. Ma il Tribunale dei Minorenni di Lecce cosa fa? Pur in presenza di una situazione simile, di ben tre pendenze sull’uomo per violenza domestica e stalking, pur essendo il bambino palesemente terrorizzato alla sola vista del padre, ebbene ha deciso che prioritario fosse recuperare il rapporto padre-figlio, inserendoli entrambi dentro una comunità. Padre e figlio insieme per ritrovare l’armonia.

«Come abbia potuto pensare, il Tribunale, che questo bambino, strappato di punto in bianco dalla sua mamma, dalla sua casa e dalle proprie cose, potesse trovare serenità dentro una comunità di estranei, lo sa solo lui» dichiara l’avvocato Francesco Miraglia, cui la donna si è rivolta per ottenere giustizia. «Io di certo non riesco a capire quale motivazione ci possa essere per giustificare l’assunzione di un simile, ingiusto e ingiustificato provvedimento, tutto a danno del bambino, il quale da quando a giugno è stato portato in comunità, non fa che peggiorare le sue condizioni fisiche e psicologiche. Vive tutto come una punizione ingiustificata.

E la madre, vittima delle violenze di quest’uomo, è considerata dal tribunale come il vero “orco”, mamma cattiva che impedirebbe che il rapporto tra padre e figlio sia sereno». La cosa più grave all’udienza di ieri è che il Presidente del tribunale ha addirittura “giustificato” le violenze: “E’ vero che ci sono i procedimenti penali a carico del papà, ma è pur vero che non ci sono condanne”. E ancora più incredibile è stata l’affermazione dello stesso Presidente che ha sostenuto che la frattura al setto nasale del bambino non è colpa del padre ma solo un evento accidentale, se pur in quell’occasione lo stesso bambino aveva cercato di difendere la mamma mentre la stessa veniva aggredita.

Le stesse relazioni dei periti del tribunale affermano invece che la donna, oltre ad essere madre amorevole, mai si è frapposta tra l’ex compagno e il loro figlioletto. Mai. E’ un’educatrice e conosce bene l’importanza della relazione tra un bambino e il proprio genitore. «Eppure eccola qui» prosegue l’avvocato Miraglia, «privata del suo bambino, costretta a vederlo solo nel corso di incontri protetti, parte lesa in una vicenda nella quale, inspiegabilmente, è l’ex compagno ad uscirne sempre positivamente.

Tra l’altro se il Tribunale dei Minorenni ha assunto l’assurdo provvedimento di esiliare questo bimbo in una comunità con il padre, pure il Tribunale penale ci ha messo del suo: a suon di rinvii ci stiamo pericolosamente avvicinando a giugno, termine oltre il quale i reati ascritti all’uomo cadranno in prescrizione. Ci appelliamo al senso di giustizia dei giudici, che assumendo provvedimenti così iniqui hanno danneggiato soltanto il bambino, violando, di fatto, almeno tre convenzioni internazionali: quella di Istanbul, che prevede come in caso di violenza, la tutela dei bambini venga prima dei diritti di custodia e di visita dei genitori; quella di Strasburgo, che tutela i diritti dei bambini; e quella di New York, che prevede come il minore, su questioni che lo riguardano, abbia il diritto di essere ascoltato e di vedere tutelata la propria volontà.

Avvocato Francesco Miraglia