Il Comitato parlamentare per la sicurezza ha chiesto al governo di adottare provvedimenti per garantire la sicurezza delle reti 5G anche valutando l’esclusione di aziende collegate a governi stranieri come le cinesi Huawei e Zte. Lo si legge nella relazione sulla protezione cibernetica e la sicurezza informatica che il Comitato ha approvato l’11 dicembre e di cui Reuters ha letto il contenuto.
“Il Comitato non può pertanto che ritenere in gran parte fondate le preoccupazioni circa l’ingresso delle aziende cinesi nelle attività di installazione, configurazione e mantenimento delle infrastrutture delle reti 5G”, dice il rapporto.
Di conseguenza, oltre a elevare gli standard di sicurezza, secondo il Copasir “si dovrebbe valutare anche l’ipotesi, ove necessario per tutelare la sicurezza nazionale, di escludere le predette aziende dalla attività di fornitura di tecnologia per le reti 5G”.
In precedenza il rapporto si riferisce esplicitamente alle due aziende cinesi in un passaggio riferito alla tecnologia 5G.
“Lo sviluppo tecnologico in questo settore, che in una prima fase ha visto la prevalenza degli Stati Uniti, negli anni recenti ha fatto registrare una crescita rilevante delle aziende cinesi (Huawei, ZTE), che sono oggi protagoniste significative nell’ambito della tecnologia per la realizzazione delle reti 5G”.
Ricordando poi che Huawei è uno degli attori fondamentali per la realizzazione della rete 5G in Italia, il Copasir osserva che “contrariamente a quanto avviene per le imprese occidentali, le aziende cinesi, pur formalmente indipendenti dal potere governativo, sono tuttavia indirettamente collegate alle istituzioni del loro Paese, anche in virtù di alcune norme della legislazione interna”.
Per questa ragione l’organo parlamentare sulla sicurezza chiede che “il governo e gli organi competenti in materia dovrebbero considerare molto seriamente, anche sulla base di quanto prevede la recente disciplina dettata dal decreto-legge n. 105/2019, la possibilità di limitare i rischi per le nostre infrastrutture di rete, anche attraverso provvedimenti nei confronti di operatori i cui legami, più o meno indiretti, con gli organi di governo del loro Paese appaiono evidenti”.
Il rischio, secondo il Copasir, è che informazioni e dati sensibili riconducibili a cittadini, enti e aziende italiani potrebbero potenzialmente essere veicolate a queste entità straniere.