Che Beppe Grillo lo voglia o meno l’esperienza di questo governo è agli sgoccioli. E con la fine di Conte finisce anche e in modo indecente il M5S. Le firme per il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari ci sono. Ci sarà dunque il referendum il prossimo anno, ma prima ci saranno le elezioni politiche. Renzi deve riportare nel parlamento almeno quelli che ci sono ora e con la riduzione del numero dei parlamentari non ci riuscirebbe.
L’asse con Salvini è tattica: Renzi chiede un proporzionale con una soglia di sbarramento intorno al 4 e Salvini in cambio delle elezioni può starci. Quello che farà Zingaretti è imprevedibile, essendo del tutto inadeguato e incapace da lui ci si può attendere qualsiasi cosa. Qualcuno penserà che Conte godrà comunque del sostegno di parte di FI, il duo Carfagna-Romani, ma con la riduzione del numero dei parlamentari sparirebbero e quindi a difendere Conte alla fine ci sarà solo Beppe Grillo che così consacrerà la fine del MoVimento: un movimento di protesta contro la casta che si è trasformato nella peggiore delle caste. E il voto segnerà la fine ingloriosa di un MoVimento che ha tradito le sue idee e che ora privo di idee si occupa solo di poltrone.
A Grillo non resta ora che un ultimo tentativo: far sfilare i tre grillini che hanno messo la firma sul documento per la richiesta del referendum. Che paradosso un Movimento nato per innestare elementi di democrazia diretta in quella rappresentativa che per salvare la propria poltrona per un paio di anni si oppone ad un referendum popolare senza quorum che era uno dei cavalli di battaglia del M5S.