I migranti non sono più i nemici. Accade infatti, per la prima volta da molti anni a questa parte, che la sovraesposizione mediatica del fenomeno delle migrazioni non coincida più con l’insicurezza percepita. Il tema che fino allo socrso anno portava sulle prime pagine delle testate notizie sui migranti ben corredate di allarmismo è finita: il binomio alla base della propaganda populista si infrange contro la normalizzazione del fenomeno. A certificarlo è “Notizie senza approdo”, il settimo rapporto di Carta di Roma, realizzato dall’Osservatorio di Pavia e dall’Associazione Carta di Roma.
L’analisi è stata fatta sulle prime pagine di sei quotidiani, Avvenire, La Stampa, Il Giornale, La Repubblica, il Corriere della Sera e Il Fatto quotidiano, e sul prime time dei Tg delle principali reti televisive: Tg1, Tg2, Tg3, le tre reti Mediaset (Tg4, Tg5 e Studio Aperto) e il Tg de La 7. Come sempre gli approfondimenti e le interviste che riguardano il tema restano notiziabili, nel senso che la questione dei migranti fa sempre notizia: nel 2019, dice il rapporto, se ne parla infatti il 30 per cento in più rispetto al 2018. Ma lo si fa in maniera differente.
– Il rapporto “Notizie senza approdo” 2019 Carta di Roma (pdf)
Dei migranti se ne parla di più ma la percezione è differente – Di migranti si parla stabilmente nei giornali di prima serata, con il I semestre del 2019 che dedica all’immigrazione il numero più alto di servizi degli ultimi 15 anni, pari a quanto registrato nel secondo semestre (pre-elettorale) del 2017. Ma, quello che è importante notare qui è che il “più se ne parla” non corrisponde più all’aumento della percezione di insicurezza.
Da questo punto di vista il 2019 risulta emblematico: una grande e continua attenzione al tema e un calo di dieci punti dell’insicurezza percepita nei confronti degli “stranieri”. Una percezione che torna ai livelli del biennio 2013-2014, anni che hanno preceduto la grande esposizione mediatica del tema. Il quadro – reale – della presenza straniera in Italia restain ogni caso stabile nel 2019 pari all’8,7%. Niente di diverso rispetto agli anni precedenti.
Lo spettacolo delle paure – “Dopo anni di interazione stretta fra percezione e rappresentazione, l’immigrazione sembra essere divenuta meno centrale, nel sistema dell’informazione – spiega Ilvo Diamanti, uno degli autori del rapporto e docente presso l’Università di Urbino -. Certo, non è finita fuori scena, ma non è più al centro dell’attenzione sociale. Almeno, rispetto agli ultimi anni. Si tratta di una novità, perché i due orientamenti, percezione e rappresentazione, si sono ‘inseguiti’ a lungo. Indifferenti all’andamento della realtà. Visto che le misure dell’immigrazione sono, da tempo, costanti. Cioè, assai lontane, e minori, rispetto alla retorica dell’invasione“.
In un contesto, dal 2017, di “campagna elettorale permanente”, come la definisce il politologo, “i migranti entrano nello ‘spettacolo della politica’. Fanno da contorno o da argomento per la discussione e la presenza di altri attori: gli attori politici. L’attenzione sugli sbarchi e sui flussi migratori, riflettono, dunque, logiche e, talora, interessi ‘politici’. Ma anche e sempre più: “mediatici”. Perché gli sbarchi, i migranti, gli stranieri generano preoccupazione. Talora paure. E le paure fanno spettacolo. Alzano l’audience”.
Secondo Diamanti anche se la convinzione dei “narratori della paura” è che, alla fine, la realtà si sarebbe adeguata, e la “percezione” avrebbe rispecchiato la “rappresentazione”, i tempi sono cambiati. E la percezione si sta “arrendendo”.