Bambini sottratti, in Germania l’incubo chiamato ‘Jugendamt’

‘Jugendamt’ è l‘ente tedesco con poteri assoluti e tristemente noto a tanti genitori italiani

Marinella Colombo

Di Marco Gregoretti

Della sua storia si sono occupati a lungo i giornali. Le hanno cucito addosso un racconto “criminale” di mamma che aveva rapito i figli. L’hanno perfino portata due volte nel carcere milanese di San Vittore. Una ingiustizia da togliere il fiato. Ma di quel che è capitato non ha più tanta voglia di parlare. Di certo c’è che non vede i figli da quasi dieci anni, di fatto rapiti dalla cattiveria burocratica di uno Stato straniero, quello tedesco, contro cui l’Italia, con una diplomazia tappetino, tribunali accondiscendenti, forze dell’ordine costrette a eseguire provvedimenti assurdi, non fa nulla. ”Signora!”si sentiva ripetere negli uffici “con tutto quello che c’è in ballo con la Germania, non possiamo certo metterci a fare questioni per restituire a una mamma la possibilità di riabbracciare i figli”. Quella donna, sembrano dire l’ex marito tedesco e le istituzioni, non è più vostra madre. Scordatevela, dimenticatevela. Piuttosto andate in un istituto.

Ecco perché Marinella Colombo milanese, con la sua associazione (sportello Jugendamt), che lavora in sinergia con altre due associazioni, una francese e una svizzera, è diventata la combattente perpetua contro lo Jugendamt, l’ente che, in maniera totalmente discrezionale, senza controllo, senza controparte “amministra la gioventù” in Germania. E la amministra proseguendo il modello organizzativo realizzato dal Terzo Reich per porre sotto controllo del commissario politico locale (che oggi non c’è più, naturalmente) tutte le amministrazioni e gli operatori a contatto con bambini e adolescenti.

Lo Jugendamt

Nella legge fondamentale tedesca si legge: “Lo Jugendamt lavora nell’ambito dell’autonomia dei comuni così come garantita dall’articolo 28”. E ancora, tanto per far capire come questa istituzione abbia potere di vita e di morte sulle famiglie: non esiste un supervisore e lo Jugendamt, che controlla la famiglia e la giustizia famigliare, si autocontrolla. Ergo: se dalla Germania arriva l’ordine di portare via un figlio a una madre e di arrestare la madre, le forze dell’ordine italiane devono eseguire nel giro al massimo di 48 ore. Se una madre o un padre italiani fanno un ricorso presso un tribunale tedesco per riavere o rivedere i figli, possono passare anche alcuni mesi prima che arrivi una risposta. Che sarà quasi sicuramente negativa.

Non basta lo Jugendamt cerca, a volte con successo, di andare a riprendere dei bambini in un altro Stato. A una coppia, lei francese e lui tedesco, è successo che un funzionario dello Jugendamt, dopo dieci anni, sia andato a suonare alla porta della loro casa francese. “Andatevene, siete in uno stato straniero” ha urlato la madre al telefono quando ha saputo dalla figlia maggiorenne (l’altra, minorenne, per fortuna era a scuola) che cosa fosse accaduto. Ancora qualche giorno dopo sotto casa sostava un’automobile nera con targa tedesca.

Sono decine, centinaia, forse migliaia, i bambini prelevati senza possibilità di opposizione, dallo Jugendamt, e messi in istituti ove possono restare anche anni senza che la famiglia sappia che fine abbiano fatto. Soprattutto quando uno dei due genitori non è tedesco. Per loro fortuna la coppia franco-tedesca era in contatto con Marinella Colombo.

“Quando mi hanno portato via i mie due figli “dice a Nuova Cronaca Colombo “mi sono detta: per ogni mio figlio che non vedo più, ne devo salvare dieci. Ci siamo: ne ho fatti rientrare a casa sottraendoli alle manipolazioni tedesche, almeno venti”. Recentemente è riuscita restituire il sorriso a un papà, un operaio italiano. È padre di un figlio avuto da una donna rumena. Lei è scappata in Germania nel 2017 inventando un castello di false accuse. “Ci sono voluti due anni, ma questa battaglia l’abbiamo vinta” conclude Colombo. “Ora quella donna è di nuovo in Italia, nella città dove vive il padre del bambino. Che può vedere quando vuole”.