Vae victis, guai ai vinti. Ma soprattutto all’ignoranza. Guai. Nel senso che è un bel guaio. Poiché nutre, ingrassa. Peggio della bugia. “Esiste un solo bene, la conoscenza e un solo male, l’ignoranza” già ammonì tal Socrate. Ma, di questi tempi, pare che del filosofo di Alopece si siano perse le tracce. Così “insorge” il web, strepitano i siti e ululano i social, alla ferale notizia.
Quel vae victis impresso sui parastinchi del nerazzurro Biraghi, apre le cateratte dell’indignazione. Guai ai vinti se non puoi punire gli ignoranti. E dalli al fascista! Perchè non può che essere fascista quella scritta latina. Chissà quante volte l’avrà pronunciata Mussolini. E tutti i suoi gerarchi in fila. Magari, anzi di sicuro!, pure Hitler l’ha ripetuta. Orrore. Il fascismo all’assalto della Champions League. Con evidenti rischi pure per il campionato di Serie A. Che poi, ci eravamo da poco disintossicati dal “dux” sul braccio di Di Canio che, ecco il rivoltante rigurgito.
Vae victis, per i fieri antifà, equivale a “viva il fascio“. E neppure se gli dici che Brenno non era né fascista né soldato di Roma, la smettono. Né se tenti di spiegargli che era il capo dei Galli (francesi, ndr.) che la Città Eterna la volevano distruggere. Niente, non lo crederebbero. Men che meno che l’esclamò Napoleone rivolto al monsignore che firmava il trattato di Tolentino. E che l’evocò persino Benedetto Croce in un discorso del 1947 all’Assemblea Costituente di questa Repubblica. Non servirebbe. Non si transige sul fascismo! Quel che è visto è visto. E quel che è detto è detto. L’ignoranza non fa prigionieri.