Un obolo annuale alla memoria del comunismo. Una volta tocca al Pci essere celebrato di tasca nostra, la volta precedente – ma si paga di qui a poco – tocca a Nilde Iotti. Nell’Italia governata dagli europeisti che poche settimane fa hanno condannato per la prima volta a Strasburgo le atrocità del comunismo, continuiamo a finanziare la memoria rossa.
E oggi a Roma cominciano le “celebrazioni” della Gran Dama di Togliatti. Tra ventennale della morte e centenario della nascita, Conte uno e Conte secondo hanno messo mano al portafoglio (nostro): quest’anno e il prossimo quattrocentomila per la fondazione del Pci a Livorno, l’anno scorso per il 2019 e il 2020 duecentomila per il ricordo della signora. Seicentomila euro degli italiani.
Chi gestirà i soldi per celebrare la Iotti non si sa – Primo mistero, per la Iotti, non si sa chi se ne occupa. E infatti la presidente della fondazione a lei intitolata, la compagna Livia Turco, smadonna perchè il bando per spendere quei quattrini non è stato ancora pubblicato dalla presidenza del Consiglio. La fondazione Iotti ha presentato il progetto un anno fa e capofila, manco a dirlo, è l’istituto Gramsci. Ma i soldi arriveranno e chissà a chi.
Alla fondazione Iotti? Bisogna chiarirlo, perché in sede parlamentare – cronaca dello scorso anno che noi non abbiamo dimenticato – furono i tecnici delle Camere a scrivere letteralmente che nella legge “non è indicato il soggetto preposto all’organizzazione delle celebrazioni“. Comunque la Turco e la signora Marisa Malagola Togliatti – figlia della coppia Togliatti-Iotti e presidente onoraria della fondazione – sono pronte con i loro progetti. Ma hanno davvero bisogno di soldi?
A leggere il bilancio della fondazione – che , va riconosciuto, ci è stato mostrato con trasparenza – nel 2018 hanno speso una cifra relativa, sessantamila e rotti euro. La maggior parte dei quali – 46mila euro, dodicimila in più rispetto all’anno precedente – per volumi e soprattutto viaggi per relatori e relatrici. Che sono piuttosto numerosi. La sola Turco ha girato praticamente l’Italia e non solo nel 2018. E non essendoci più viaggi comodi per gli ex parlamentari, magari sarà stata (forse o in parte) rimborsata. Cesena, Bruxelles, Udine, Teggiano (Sa), Milano, Massa, Trapani, Viterbo, Reggio Emilia, Lecco, Arezzo, Ferrara, Nichelino (To), Avezzano, Avellino, Mestre, Balvano (Pt), Perugia, Terni e Porto Viro (Ro). E ovviamente tanti convegni a Roma.
Quella cena misteriosa per 45mila euro – La fondazione Iotti ha un sito e una pagina Facebook con tanto di collaboratore informatico, scrivono nel bilancio. Manca qualche elemento della biografia della Iotti – ad esempio quell’iscrizione al Pnf del 5 ottobre 1942 – ma tutto sommato lo si capisce. Così come non siamo riusciti a trovare una sola parola sulle atrocità del comunismo. Quel che non si comprende è perché una fondazione che riceve diversi contributi privati debba incassarne, se avverrà realmente, anche dallo Stato. La personalità a cui è intitolata trascorse ben 50 anni da deputato, tredici dei quali addirittura da presidente. Oggi direbbero molto Casta. Nessuno si azzarda.
Però rende. La fondazione spende – scrivono e non abbiamo motivo di dubitare – 65mila euro nel 2008, i ricavi ammontano a quasi 93000. Da applausi. E come hanno fatto? Raccontano di una cena all’Excelsior di Roma del 21 novembre 2018 di cui non siamo riusciti a trovare né un articolo né una sola fotografia. In quel periodo forse avrà lavorato poco anche il collaboratore informatico, perché dei 45mila euro versati per la fondazione in quella serata romana non c’è traccia né sul sito né su Facebook. Nè l’annuncio dell’evento, né il resoconto. Abbastanza curioso, vero?
Ma quanti viaggi dovete fare?
E perché dobbiamo versare altri quattrini se ci sono così tanti anonimi compagni pronti a scucirne? Misteri della storia, potremmo dire. Se ci sono stati così tanti viaggi senza fondi pubblici, nel 2020 vedremo la Turco spuntare in ogni luogo. Per ricordare una vita di sacrifici in Parlamento…
Stasera a Roma, la ricorderà persino la Boldrini. No, soldi pubblici non accettatene, per favore, perché sono anche nostri.