di Gianluca Veneziani per liberoquotidiano.it – Se esprimi un’opinione controcorrente, ti tolgono il diritto di parola, se ti permetti di fare dei distinguo non solo eliminano il tuo nome dalla lista dei presenti ma addirittura sostengono che ti sei autoinvitato. Ti censurano, sempre in nome della democrazia, s’intende.
Della tirannia del Pensiero Unico ora è rimasto vittima anche il prof. Paolo Becchi, firma di Libero e docente di Filosofia del diritto all’Università di Genova. Il professore era stato invitato lunedì 9 dicembre, presso il Centro Internazionale di Brera a Milano, a presentare, insieme ad altri studiosi come Giulio Sapelli e Ugo Volli, il libro del filosofo israeliano Yoram Hazony, “Le virtù del nazionalismo”, edito da Guerini e Associati. Il nome di Becchi figurava anche nella locandina ufficiale dell’evento, con tanto di logo della casa editrice. Sennonché ieri mattina, proprio dalla Guerini e Associati, è arrivata a Becchi una mail in cui si sostiene che egli si sia auto-invitato e si reputa la sua presenza non opportuna in quanto potrebbe «generare derive» non meglio specificate.
Ma di quali gravi colpe si è macchiato Becchi per essere rimosso dalla lista dei conferenzieri? Il giorno prima il prof aveva osato pubblicare su Libero un commento alla vicenda di un altro docente di Filosofia del diritto, Emanuele Castrucci dell’Università di Siena, finito nell’occhio del ciclone per alcuni tweet (oggettivamente deprecabili), tra cui uno in cui elogiava Hitler definendolo un uomo che ha «combattuto contro i veri mostri che oggi vi governano» e aggiungendo: «Anche se non era certamente un santo, in quel momento difendeva l’intera civiltà europea». Becchi, che conosce bene Castrucci avendolo avuto come collega all’Università di Genova, nell’articolo giudicava quei tweet «inaccettabili» e ribadiva come fosse «il primo a non condividerli», ma allo stesso tempo separava il docente da quelle opinioni sgangherate, ricordando come Castrucci fosse «un ottimo studioso e un buon professore» e sottolineando come non si possa «distruggere la sua reputazione di studioso» per delle parole sbagliate.
Quelle affermazioni non devono tuttavia essere piaciute a Guerini e Associati che guarda caso, proprio dopo la pubblicazione del pezzo, ha revocato l’invito a Becchi, pur non esplicitando le ragioni e non concedendosi, al momento, alle richieste di chiarimento da parte del prof. «La vicenda», ci dice Becchi, «è preoccupante perché dimostra che ormai non è più possibile parlare di nulla per il rischio che quella parola venga male interpretata.
A ciò poi si somma un doppio paradosso: io, che per anni ho studiato Hans Jonas, un filosofo ebreo e sionista, vengo ritenuto incompatibile con l’autore del libro, Hazony, che è a sua volta un ebreo sionista. E soprattutto, applicando la logica folle del politicamente corretto, si dovrebbe mettere il bavaglio anche ad Hazony che è un assertore della bontà del nazionalismo e un critico dell’Ue che lui definisce «in tutto e per tutto, eccezion fatta per il nome, uno Stato imperiale tedesco». Cortocircuiti di fronte ai quali c’è da restare senza parole. Se non fosse che a Becchi, la parola, è stata già tolta.