di Vittorio Feltri
Lo spunto per il mio articolo di oggi viene da Michele Serra, editorialista della Repubblica, il quale, nella sua rubrica sul Venerdì, settimanale allegato al quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, discetta della differenza tra destra e sinistra. Riassumo brutalmente. Secondo lui la prima raccoglie voti di elettori spesso di bocca buona, «che non stanno tanto a sottilizzare». La seconda viceversa riceve consensi da persone più schizzinose, più esigenti. Però non dice che cosa costoro esigano. In parole più volgari ma forse meno vaghe, i leghisti sono dei buzzurri che ragionano poco, mentre i progressisti sono uomini e donne di alto profilo, sensibili e attenti alle reali necessità della società.
Può darsi che in queste affermazioni ci sia qualcosa di vero o verosimile. Tuttavia vorrei segnalare allo stimato Serra che la sinistra non è nata ieri, bensì trae origine dal vecchio e defunto Partito Comunista, sostenuto per anni da una folla quasi maggioritaria di modesti lavoratori privi di istruzione superiore, i cosiddetti proletari, che si affidavano al marxismo nella speranza di campare meglio e non avevano illusioni di tipo accademico.
Sociologicamente, costituivano una massa simile a quella che attualmente dà fiducia e suffragi a Salvini. Cioè una massa enorme di individui che sono passati in un decennio dalla simpatia per il leninismo e similari a una sorta di affetto per il Carroccio. Mi domando senza spirito polemico: se costoro erano bravi e intelligenti allorché tracciavano la croce sul simbolo del Pci, non possono essere diventati all’improvviso imbecilli poiché oggi preferiscono tracciarla in favore di Alberto da Giussano. Se sono cretini ora, lo erano pure ieri. È improbabile che abbiano subìto una tale negativa mutazione cerebrale nel giro di qualche lustro.
Dal mio ininfluente punto di vista i signori e le signore che si sono convertiti al leghismo hanno compiuto un passo avanti e non indietro, data la fine miserrima che ha fatto il socialismo reale. Non vi è dubbio che nella sinistra militino buoni cervelli, le cui idee però si sono rivelate fallimentari, e non lo dico io, lo dimostrano i risultati storici. Pertanto credo sia lecito affermare che i progressisti siano dei cavernicoli, mentre i leghisti vivano il presente con maggiore lucidità.