di Aldo Grandi
Abbiamo appreso che la cerimonia con la quale doveva essere intitolata una passerella – un ponte – a Genova alla memoria di Fabrizio Quattrocchi, l’italiano ucciso dai terroristi nel 2004 e che, prima della morte, ebbe il coraggio di dire ‘Vi faccio vedere come muore un italiano‘, è stata annullata perché il comune e il sindaco se la sono fatta sotto e hanno ceduto alle proteste dell’Anpi, dei centri sociali, della Sinistra, diventati, ormai, i veri fascisti rossi da cui guardarsi e da cui temere violenza, fisica e verbale. Il tutto perché la passerella, da consuetudine, era denominata Passerella Firpo, essendo lì stato trucidato, a quanto pare, dai nazisti, un partigiano.
Ebbene, a noi sembra che niente più di una ufficiale dedica a Fabrizio Quattrocchi avrebbe fatto bene alla memoria rinnovando, decenni più tardi, il sacrificio di un italiano contro l’invasore straniero con un altro sacrificio, altrettanto eroico, di un italiano contro il terrorista straniero. Perché sono tutti eroi coloro che, trovandosi nella condizione di inferiorità e debolezza oggettive, sublimano la loro morte con il loro coraggio e il loro comportamento. In più Firpo e Quattrocchi sono entrambi italiani, fanno parte, a tutti gli effetti, di una memoria che dovrebbe essere condivisa e non presa strumentalmente dai bastardi del pensiero unico dominante per diffondere odio tra le nuove generazioni. Perché è questo che stanno facendo: diffondere odio, paura, falsità storiche per poter combattere un nemico inesistente creato appositamente per dare un senso alla propria nullità.
Morire bene è molto più difficile che vivere bene, perché, di fronte alla morte, tutti noi abbiamo paura di ciò che perdiamo senza sapere ciò che troveremo. Ebbene, Fabrizio Quattrocchi, medaglia d’oro al valor civile, infilato in una fossa dai suoi aguzzini avrebbe potuto piangere, invocare pietà, chiedere aiuto, chiamare la mamma e invece no, ha fatto quello che avevano fatto, durante la seconda guerra mondiale, una infinità di partigiani comunisti russi e di altre nazionalità, i quali di fronte al plotone d’esecuzione o alla corda che li avrebbe impiccati, non hanno mosso ciglio o hanno gridato contro il nazi-fascismo e per il proprio paese.
Quattrocchi è stato come loro. Un uomo che ha saputo vincere la paura della morte con il proprio coraggio di vivere. Un esempio di come si può e si deve essere italiani al di sopra di tutto e di tutti, mentre l’Anpi, questa associazione che di partigiano, ormai, non ha più niente se non la propria cecità storica, politica e, in particolare, umana, che prende fior di quattrini da questo stato a senso unico che si sciacqua la bocca con le parole di una Costituzione vecchia di 80 anni che andrebbe modificata e adeguata ai tempi e alla realtà, ebbene, l’Anpi invece di unire nel nome della guerra partigiana, divide e fomenta l’odio contro non tanto e non solo fascismo e nazismo inesistenti, ma contro tutti coloro che non la pensano allo stesso modo.
Per non parlare dei centri sociali, fomentatori di disadattati che nessuno ha il coraggio di chiudere come in ogni paese civile andrebbe fatto. E lasciamo perdere la Sinistra, antitaliana, anch’essa disgregatrice di valori, pronta a svendersi al peggior offerente, una mistificazione che ha ingannato giovani e meno giovani per quasi un secolo.
Una volta, quando i comunisti avevano le palle – e non come ora che se la fanno sotto e si rivolgono agli avvocati per querelare chi non la pensa come loro – nei tribunali speciali del fascismo mussoliniano era motivo di orgoglio rivendicare la propria appartenenza e rischiare di beccarsi anni di galera e di confino. Oggi no, oggi grazie a una legislazione permissiva e a una politica giudiziaria che definire vergognosa è un eufemismo, non esistono più quegli esempi di coraggio civile. Si sputa e si aggredisce chi non può reagire, si picchia chi la pensa diversamente e lo manifesta, magari, con un gazebo. Ma nessuno insorge, non ci sono giornalisti dei quotidiani svenduti allo straniero – e voi gente fate schifo che continuate a comprarli – che riportano questi fatti, mentre basta una cazzata compiuta dal solito nostalgico demente e si grida al colpo di stato fascista.
Averne di uomini come Fabrizio Quattrocchi. Altro che ponti gli andrebbero intitolati, ma libri di scuola. Altro che manuali Lgbtq da insegnare, ma il coraggio civile e la coscienza identitaria di appartenenza al proprio paese.