“Il premier si congratulò con me dopo la firma sul Mes”. È Giovanni Tria, ex ministro dell’Economia e protagonista della trattativa in Europa sul Fondo Salva Stati, a inguaiare Giuseppe Conte, ma anche i suoi vice di allora (giugno scorso), Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che secondo l’ex ministro erano probabilmente stati informati dello stato avanzato dell’iter. Il passaggio è cruciale: Conte era stato vincolato da una risoluzione di Lega e M5s a non firmare nulla e a informare a tempo debito il Parlamento dello stato dell’arte. Stando alle parole del suo ex ministro, ha firmato (anzi, fatto firmare Tria) e non ha avvisato il Parlamento. Cioè, esattamente quello di cui oggi lo accusano Salvini e Meloni, al netto del fatto che il testo sia stato modificato in modo migliorativo, a giudizio di Tria. Conte ha minacciato di querelare il leader della Lega per calunnia: ora come la metterà?
Intervistato da Repubblica, Tria ricorda i giorni di giugno in cui si definì l’accordo su una bozza di riforma del Mes da sottoporre al summit dei giorni successivi: “Si trattava di tradurre in un testo definito l’accordo che era stato raggiunto nel dicembre precedente”. “Le trattative – spiega Tria – andarono avanti fino all’alba a Bruxelles perché il mandato era quello di non cedere su una questione non secondaria: alcuni Stati volevano che si prevedesse che le metodologie specifiche per valutare la sostenibilità dei debiti sovrani fossero rese pubbliche”, mentre “per noi era inaccettabile” perché avrebbe significato – dice – “aprire una corsa a valutazioni prospettiche anche fantasiose su un tema per noi di stretta competenza della Commissione che è un organo politico”. Quindi “ci opponemmo e la spuntammo”, aggiunge: “Nelle prime ore del mattino mi arrivò la telefonata di Conte che si complimentò per il risultato raggiunto. Immagino che i due vice presidenti del Consiglio fossero informati del buon risultato”.
Sulle accuse lanciate da Salvini e Giorgia Meloni, di “alto tradimento” e violazione degli “interessi nazionali”, Tria dice di non volerle neppure prendere in considerazione, perché quest’ultimo “si difende mostrando che esso coincide con gli interessi dell’Europa e delle altre nazioni“. “Non è nell’interesse di nessuno né creare difficoltà alla gestione del debito in Italia, né ostacolare la gestione di una crisi bancaria in Germania. Gli effetti devastanti cadrebbero in ogni caso anche sugli altri paesi per le interdipendenze delle economie”. Tria assicura: “La riforma del Mes non ci danneggia. Ed è meglio che ci sia il Mes piuttosto che non ci sia, anche se noi non abbiamo bisogno di essere salvati”. tv.liberoquotidiano.it