L’austerità come mezzo per mantenere i migranti giunti nel Paese. E’ la cura che dovranno fare gli svedesi. Secondo quanto riportato dal quotidiano svedese SVT Nyheter, in Svezia otto comuni su dieci saranno costretti a tagliare le spese di carattere prettamente sociale per fare fronte al costo dei nuovi arrivi.
Il manager della città di Bengstfors, Göran Eriksson, spiega “che la situazione è piuttosto logora, e siamo costretti a fare degli sforzi dopo che il consiglio comunale ha approvato un nuovo bilancio per il 2020”. Bengstfors sarà quindi costretta a una dieta per ridurre il suo deficit di 2,4 milioni di corone e il costo ricadrà principalmente sui servizi sociali erogati dalla città. In particolare a pagare il conto della nuova politica di austerità dei comuni svedesi saranno i cittadini che più usufruivano dell’assistenza comunale, su tutti gli anziani e i disabili.
Ma i tagli non si fermeranno qui. I fondi previsti per sostenere l’assistenza sanitaria degli studenti e per gli asili non resteranno immuni dalla scure dei tagli.
Stessa sorte toccherà all’illuminazione stradale che verrà ridotta del 20% circa e alla rimozione della neve dalle strade che sarà effettuata solamente quando raggiungerà cumuli piuttosto elevati.
A spiegare come i tagli sui servizi erogati dai comuni siano dovuti anche ai nuovi arrivi di migranti è lo stesso manager Eriksson.
“Credo che ci siano due ragioni. Siamo stati generosi e abbiamo ricevuto molti nuovi arrivi ma c’è anche un problema demografico. Abbiamo una popolazione che sta invecchiando e il comune si sta riducendo.”
In un contesto di invecchiamento della popolazione non è difficile immaginare come i primi ad essere colpiti da tagli all’assistenza sanitaria siano proprio gli anziani.
La situazione di bancarotta dei comuni svedesi era stata già denunciata nei mesi precedenti. La città di Bengstfors si trovava già in grave dissesto finanziario per l’arrivo di migranti che erano mantenuti completamente dallo Stato.
Stig Bertilsson, un politico locale del partito conservatore, aveva già spiegato la scorsa estata questa situazione di emergenza:”i costi nei comuni che hanno ricevuto nuovi migranti hanno continuano ad essere rilevanti mentre i sussidi governativi si sono interrotti. Questo ha creato un grosso ammanco di bilancio nelle casse comunali.”
Il vecchio adagio molto in voga tra la stampa mainstream secondo il quale i migranti pagano le pensioni ai cittadini europei è smentito dunque per l’ennesima volta dai fatti.
Si conferma invece il doppio standard. Da un lato, i governi europei impongono ai cittadini politiche di austerità fatte di tagli alla spesa e aumenti delle tasse.
Dall’altro invece gli stessi governi archiviano le politiche di austerità e non hanno nessuna riserva nello spendere fondi pubblici per mantenere persone senza nessuna formazione professionale specifica.
Gli italiani e gli europei di fatto subiscono tagli al proprio welfare a beneficio dei nuovi arrivati.
Sono le fasce più deboli della popolazione a pagare il costo dell’immigrazione. Ma non c’è nessuno che gridi “restiamo umani” per gli ultimi italiani, nè nessuno che indossi una maglietta rossa per loro.