di Gian Marco Landi
Il MES, meccanismo europeo stabilità, è un assalto finanziario contro l’Italia ma bisogna dominare alcune materie, Contabilità Nazionale e Tecnica Bancaria, per capire perché e in quale modo raffinato lo sia.
Non basta leggere il testo del trattato, come ha fatto l’on. De Luca del PD o l’eurodeputato Calenda, per evitare di dire portentose fesserie. Bisogna avere una profonda contezza di quello che certe parole significano, nonché una conoscenza della reale situazione contabile dei comparti pubblici e privati in giro per l’Europa, e alle volte anche le traduzioni dall’inglese con termini italiani, a cui la nostra mente fa corrispondere concetti italiani, traggono in inganno.
Io stesso confesso di esserne rimasto vittima rapportandomi con certe Banche d’affari che operano e ragionano in un modo tutto loro che è difficile da capire e ancora più difficile da spiegare, perché può sembrare folle.
Quando non si conosce l’esatta accezione inglese in uso nelle consuetudini di Tecnica Bancaria internazionale, si rischia di farsi molto male venendo letteralmente presi in giro e forse anche depredati inavvertitamente, ed è questo il caso della dicitura ‘a prima richiesta’. Essa significa che la Banca per il cui conto di un suo cliente richiede l’invio via swift dell’asset, ha un diritto finanziario dotato della legittimità di pretenderlo con la forza di una situazione impositiva esercitabile di fatto, cioè quello che nella vulgata popolare di Napoli è noto come articolo quinto: chi riesce a prendere in mano quello che riesce ha vinto. In termini giuridici comprensibili al fantastico Mondo dei perbenisti italiani, significa che il diritto di proprietà può cedere ad un esercizio di spossessamento operato da un privato che riuscisse di fatto a far valere la sua pretesa finanziaria attraverso ufficiali bancari in spregio a qualsiasi sofisma giuridico o filosofico.
La questione della firma del MES è perciò di estrema delicatezza e importanza, perché se il nostro Stato si impegna a versare 110 miliardi di euro entro sette giorni al politburo del MES, con formula ‘ a prima richiesta’, questo ente beneficiario sovranazionale i cui membri (tutti stranieri) sono dotati di guarantigie immense, può esercitare uno spossessamento di 110 miliardi nel caso in cui fosse nella situazione materiale di poterlo fare, così come in effetti è, senza nessuna procedura giudiziaria o trattativa.
Osservo, infatti, che lo Stato Italiano non ha 110 miliardi di euro da ricavare facilmente sui conti annuali (ha già regalato quasi tutto negli ultimi 27 anni), però è il sovrano di una Repubblica ricchissima, che negli screen del Sistema Finanziario Europeo noti a tutti i banchieri d’affari, evidenzia stock finanziari enormi, di circa 4.400 miliardi di euro complessivi, tra conti correnti, depositi, obbligazioni, titoli azionari, riserve assicurative, etc… in capo a soggetti italiani.
Sotto il profilo concettuale, esporsi in ambito internazionale per il pagamento di una somma nel sistema con impegno a prima richiesta, impone in chi lo fa il dovere di accantonare e bloccare asset in tal specifico senso. Una banca internazionale che emettesse una garanzia internazionale a prima richiesta, infatti, ha l’obbligo di accantonare e bloccare in favore del beneficiario della Garanzia uno stock di ricchezza per far fronte al pagamento della garanzia, dato che è ovvio come un banchiere non possa mettersi a garantire pagamenti a prima richiesta sbilanciando le altre attività della Banca. E’ implicito ma assolutamente evidente, che un conferimento di una somma in un fondo di garanzia sia equipollente ad un impegno di garanzia finanziaria internazionale, con tutto ciò essa comporti e implichi, perciò firmare per il MES significa dover trovare e mettere a disposizione varia ed eventuale altrui, la considerevole somma di 110 miliardi di euro.
Corre l’obbligo quindi, in capo a colori i quali sostengano la necessità di firmare il Trattato MES ed esporre i conti nazionali ad un pagamento di 110 miliardi a prima richiesta in favore di terzi, di spiegare quali mezzi finanziari saranno impiegati a copertura.
Per individuare una riserva di valori liquidi, tre sono le alternative possibili agendo sugli stock finanziari e non certo possibili sui flussi annuali ingessati dai decimali dei vincoli europei:
1) una tassa patrimoniale che colpisca gli italiani con un peso medio di circa 2.000 euro a cittadino, cioè 8.000 euro a nucleo familiare di 4 persone;
2) un’emissione di titoli di stato a debito a scadenza per valore facciale complessivo superiore a 110 miliardi, con accrescimento del debito pubblico e della spesa interesse per tutti gli anni a venire;
3) né l’una, né l’altra, ma far fare il lavoro sporco ai notabili del MES, i quali il giorno dopo i 7 trascorsi dalla ‘prima richiesta’ del pagamento, potranno esercitare uno spossessamento di somme sui conti italiani attraverso un’azione informatica violenta sulle proprietà finanziarie degli italiani, in modo da poter consentire ai politici filo europeisti i margini di manovra politicante per successive azioni compensative di risarcimento nei confronti di coloro i quali fossero stati maggiormente penalizzati dall’azione di spossessamento delle somme. Una cosa molto simile concettualmente fu fatta da Amato nel 1992 (poco dopo firma dei Trattati di Maastricht) a seguito della speculazione di Soros e come ouverture ai 27 anni successivi dell’opera di europeizzazione delle ricchezze italiane.
Oggi le possibilità tecniche di esproprio diretto sui conti nonché di ammantare il sostanziale ladrocinio con una vesta di legalità e accettabilità, sono molto più agevoli.
Ma vediamo meglio perché il MES sia finalizzato ad un mero ladrocinio, una paradigmatica riedizione storica delle razzie barbariche germaniche o degli scontri guerreschi nei due secoli dopo l’anno 1.000 tra l’imperatore del Sacro Romano impero e i cittadini italiani riottosi a sottomettersi ai nobili capeggiati da Barbarossa o Federico II di casa Hohenstaufen, le cui citazioni tanto esaltano e mandano in solluchero il nostro Presidente del Consiglio.
Il MES è concepito in teoria per poter aiutare gli stati a rischio default, ma questa cosa appare una grossa balla! Se l’accesso ai fondi fosse possibile solo agli Stati rispettosi dei vincoli contabili europei, e perciò teoricamente non bisognosi, che senso avrebbe costituire questo meccanismo? Se gli stati che possono essere aiutati devono essere in regola con i rigidi parametri europei, come possono essere a rischio default e bisognosi dei fondi stanziati dagli stati che invece non sono rispettosi, e secondo la teoria del MES dovrebbero essere a rischio default?
Il senso comune ci porta a ritenere che chi non rispetta i parametri sia a rischio default, quindi bisognoso dei fondi MES, ma questo assunto è la madre di tutte le bugie della UE.
Dovete avere ben chiaro in mente un concetto basico:
tutte le situazioni contabili, su cui l’esercizio di misurazione dei parametri viene applicato, sono congetture virtuali e possono essere non rispondenti alla realtà con scostamenti che alle volte tratteggiano situazioni opposte a quelle che le verità ufficiali proclamano.
Il problema della stabilità finanziaria degli Stati non è mai esistito nella realtà, Grecia e Italia comprese, ma è esistito solo perché il cenacolo dei banchieri più potenti in Europa, che poi sono quelli che scrivono materialmente i Trattati come il MES, stanno attuando da anni una socializzazione delle perdite di alcuni settori privati mitteleuropei usando gli Stati.
L’UE è servita ad imporre politiche di bilancio nazionale che come prima necessità hanno avuto quella di spostare ricchezza dai ceti popolari medio bassi a poche centinaia di privati, privilegiati in tal specifico senso perché i banchieri hanno esposto le loro Banche nei loro confronti a seguito di uso eccessivo e squilibrato dei derivati.
L’Ex numero due di Draghi alla BCE, economista portoghese Vitor Costancio, ha messo insieme un pool di economisti e con un report della BCE mai eccepito da qualcuno ha rilevato come il problema del debito e della instabilità dal 2007 fino al 2015 ( lo studio è del 2015) sia tutto originato nel comparto privato e nelle grandi banche tedesche, francesi, olandesi e spagnole (che in gran parte sono controllate dalle tedesche), e non dai bilanci degli stati.
Sapendo questo si capisce perchè il MES è dannoso per gli interessi italiani.
Se gli stati europei che rispettano i parametri possono essere a rischio default, in teoria solo la Germania e l’Olanda, significa che chi ha scritto il Trattato sa bene come le annesse fotografie contabili siano inconsistenti, dovendo la contabilità nazionale dello Stato tedesco far fronte in una dimensione internazionale ai buchi che emergessero nel suo settore privato. Per questo motivo i trattati di Maastricht e i vincoli non hanno alcun senso, poiché uno stato si indebita e crea squilibrio sistemico anche quando l’indebitamento avviene nel suo comparto privato. Questa consapevolezza permette di comprendere le ragioni di un’ira di Dio apocalittica contro Francia e Germania, i cui banchieri hanno scritto il testo del MES perché sanno come la bolla enorme dei derivati per valori di trillioni di euro congetturati nelle loro banche, prima o poi scoppierà come una bomba. Mi chiedo allora perché obbligare gli italiani ad altri sacrifici che sarebbero depressivi del PIL, per salvare le banche mitteleuropee da un default da cui, secondo me, i nostri cugini non sfuggirebbero nemmeno spogliandoci di tutti i 4.400 miliardi di ricchezza privata?
Viceversa, se per mera ipotesi la Germania, la Francia o l’Olanda non fossero a rischio default e perciò bisognose, come io invece penso, i banchieri potrebbero continuare a tamponare le falle nel comparto privato mitteleuropeo in maniera lentamente predatoria degli altri Stati più deboli, bloccando l’acquisto di titoli italiani della BCE e facendo agire sui mercati dei titoli di stato un cartello bancario offensivo atto ad incagliare finanziariamente il nostro Stato, per costringerlo a ricorrere ai fondi del MES e ad una politica economica di forzata austerity. La ristrutturazione del debito e delle politiche di fisco e spesa, come sappiamo già faciliteranno lo sversamento del sangue finanziario mediterraneo a favore delle grandi banche, così come accaduto nella crisi greca, dove il 94% dei miliardi in aiuto arrivati alla povera Grecia sono finiti un secondo dopo sui conti delle banche olandesi, lussemburghesi, belghe, francesi e in forte maggioranza tedesche.
Faccio osservare che leggendo il testo del Trattato, la ristrutturazione del debito dovrebbe prevedere un taglio del valore nominale dei titoli ed un allungamento delle scadenze, cioè mettere l’Italia come il porco sul tavolo dei nobili del Sacro Romano Impero, con Deustche Bank dalla Barbarossa seduta a capotavola con forchettone e coltellaccio.
Per capirci ancora meglio:
se io compro un BTP a 10 anni del valore nominale di 100 e mi viene restituito fra 15 anni un valore di 80, si colpiscono i risparmiatori e si fa calare la fiducia sui mercati in maniera scientifica, e a prendere le decisioni sugli “aiuti” non sarà più un organismo politico, con cui si può discutere e trattare, ma una commissione di ‘illuminati’ , di cui non fa parte nessun italiano, che agirà in piena autonomia.
Chi, se non uno stupido totale o un venduto in malafede, può mettere una spada di Damocle in testa ad ogni italiano (pochi beneficiati del Sistema esclusi) sapendo ciò che la firma del Trattato può implicare?