“La casta del mattone”, non solo Trenta: scoppia il caso “Lady Inps”

Mutuo e ristrutturazione: la dg dell’Inps, Gabriella Di Michele, nel mirino di un’inchiesta de La Verità etichettata «La casta del mattone”. Dopo lo scandalo Trenta, secondo quanto riportato nel dettagliato servizio firmato a quattro mani dai redattori del quotidiano diretto da Belpietro, in barba all’eventualità di un presunto conflitto d’interessi, “Lady Inps” si sarebbe assegnata un prestito (senza poterlo fare). Acquistato l’immobile, avrebbe affidato il progetto della ristrutturazione a un tecnico alle sue dipendenze. In seguito, alla ditta costruttrice che ha svolto i lavori di restauro per “Lady Inps”, tre appalti dall’ente. Ecco i punti al vaglio dell’inchiesta giornalistica.

Dg Inps, il caso della ristrutturazione di casa – Dunque, a quanto meticolosamente ricostruito da La Verità sulla base di una documentazione dettagliata passata al setaccio, dopo aver ottenuto il mutuo, la Di Michele avrebbe «combinato un altro pasticcetto con il finanziamento per la casa»: un attico romano nel quartiere di Monteverde.
Costato, a quanto risulta dalle carte in mano a La Verità, «863.000 euro, di cui 430.000 pagati alla mamma Maria Antonietta». Ma per ristrutturare l’appartamento mancava ancora una quota dell’importo da versare. Per questo, scrive il quotidiano citato, «il ricorso anche a mamma Inps». A quel punto, con la documentazione datata 26 marzo 2012, la Di Michele ottiene l’autorizzazione dell’erogazione di «un mutuo fondiario da 150.000 euro» a lei destinato, «da pagare in sette comodi lustri». In calce al documento, infine, la firma che assevera la pratica della stessa beneficiaria.

La “Cila” firmata da un professionista alla dipendenze della Di Michele – Lavori al via, viene presentata la Cila ( quello che oprima si chiamava Dia), ossia la Comunicazione di inizio ristrutturazione, firmata sempre nel 2012 da un architetto all’epoca dei fatti illustrati da La Verità «coordinatore tecnico regionale edilizio del Lazio, quando la Di Michele rivestiva il ruolo di direttore regionale dell’Insp della stessa regione. In parole povere, il professionista che ha firmato la pratica altri non era che un dipendente di “Lady Inps”, poi successivamente promosso dalla gestione dell’ente con presidente Boeri e la Di Michele divenuta nel frattempo dg.

Conclusa e asseverata la pratica burocratica e amministrativa, i lavori possono avere inizio. E cominciano: affidati – scrive sempre La verità – «all’impresa Mizar appalti srl». Società che, negli anni ssecondo il quotidiano diretto da Belpietro «ha ottenuto appalti dalla sede regionale del Lazio, di cui la Di Michele era direttrice, tutti assegnati attraverso la procedura del cottimo fiduciario, in pratica un affidamento diretto senza gara per importi sotto i 200.000 euro». Fino a raggiungere l’impresa, nel corso del tempo, l’affidamento di lavori «da parte dell’Inps per circa 250.000 euro». Ad aprile e dicembre, secondo La Verità, la ditta «ha preso due lavori rispettivamente da 91.504.08 euro e da 125.337.52 euro» in diverse sedi. «Quindi, nel settembre 2013 la ditta «ha aperto un piccolo cantiere in cui ha incassato 30.981.49 euro». Totalizzando in totale la cifra di cui sopra.

La Di Michele smentisce e respinge questa ricostruzione dei fatti – La Di Michele, interpellata dai giornalisti, smentisce tutto e rimanda al mittente. Sul mutuo, per esempio, dichiara: «È falso. Io ho firmato per sbaglio la mia pratica di mutuo, perché era insieme ad altre 25. L’impiegata ha messo sotto la mia e io l’ho siglata. Punto. Ma quel mutuo era perfetto sia dal punto di vista amministrativo che tecnico». Un caos bollato come «mera distrazione», e per cui l’interessata «è riuscita e evitare ogni tipo di sanzione… mentre sul piano giudiziario «a seguito dell’intervento dell’allora presidente Boeri a favore della conciliazione, è stata «cancellata» pure una multa, inizialmente quantificata in 200 euro. Chi ha messo in moto procedimenti segnalando le anomalie, invece, o «è stato trasferito» o ha «cambiato aria».

La versione della dg su mutuo, lavori e ditta – Sui lavori eseguiti dalla ditta, invece, la Di Michele liquida la vexata quaestio asserendo: «Un lavoro da 250.000 euro alla Mizar con cottimo fiduciario? Impossibile non non abbiamo fatto cottimi fiduciari e comunque non glieli ho dati io»…I lavori erano tre», ribattono i giornalisti. «Non mi risulta», taglia corto la dg Inps confermando di aver pagato di tasca propria la ristrutturazione a «un prezzo molto superiore a quelli stracciati che avrei potuto ottenere in altro modo»…

Infine, sul suo dipendente risultato progettista e direttore dei lavori, la Di Michele spiega: «Ha semplicemente firmato la Dia perché la ditta non l’aveva fatto e siccome io avevo collegato il mutuo ai lavori, l’architetto in questione, che era il coordinatore regionale dell’Inps, ha sanato questa cosa, perfezionando l’iter del mio mutuo». E il cerchio si chiude. E tutto torna. O forse no?

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