Tommaso Farina per “Libero Quotidiano”
Tanta caciara per un po’ di adipe in primo piano. Pare incredibile, ma è successo. L’ innocua réclame di un negozio romano di abiti per taglie forti ha suscitato una maretta paragonabile agli ultimi giorni di Pompei. Il tutto per una bella signora un po’ in carne in un costumino stile Playboy, il claim “T’ abbacchi a Natale?” e la conseguente promessa di abiti giusti e di prezzi, viceversa, slim.
Sugli argomenti di chi vede “sessismo”, nientemeno, in queste pubblicità, non è nemmeno il caso di dilungarsi troppo. Hanno detto che non è un caso se hanno messo la foto di una ragazza anziché quella di un uomo.
È vero semmai che chiunque abbia qualche chilo in più, anche noi uomini, è sempre stato guardato di malgarbo. Il messaggio è diverso: di queste cose non bisogna vergognarsi. Bisogna, semmai, preoccuparsi per la propria salute, ma il bullismo estetico è sempre sbagliato. Oggi, se mai vi fosse sfuggito, c’ è tutto un movimento che vuole spingere le persone a uscire dalla gabbia degli stereotipi. Prendete per esempio Laura Brioschi.
Laura è una modella trentenne. È alta un metro e 80, e dichiara di pesare tra gli 80 e gli 86 chili. Orrore, diranno quelli corti di vedute: è una donna grassa. E invece no. Cercatela su Instagram, e ditemi se vi provoca ripulsa istantanea, o non piuttosto una subitanea attrazione per via della sua bellezza. Laura, assieme al suo compagno Paolo Patria, ha fondato Body Positive Catwalk, una onlus che, nelle loro stesse parole, si pone l’ obiettivo di «creare eventi internazionali che aumentino il senso di self confidence ed aggregazione per arrivare ad accettare se stessi e ritrovare la giusta e serena collocazione all’ interno della società».
In questi eventi, si è visto anche Alessandro Carella, un modello non propriamente secco e creatore del blog Uomini di Peso. La stessa Laura, su Instagram, impazza con lo slogan “Celly is not a crime”, la cellulite non è un crimine, e lo ribadisce con voluttose foto in perizoma e coi costumi da bagno che disegna lei stessa, non dimenticando di raccontare il suo passato di bulimica e tutte le situazioni tristi che ha dovuto subire, in gioventù, a causa di una fisicità spesso non accettata dagli altri. E gli spettatori ringraziano e le danno, non si ritraggono inorriditi.
Allora, capitano proprio a proposito le motivazioni che il negoziante ha dato per difendersi dagli attacchi alla sua pubblicità: «Potevamo scegliere qualunque dei vostri modelli, un modello curvy, un modello magro. Ma per noi queste categorie non esistono. Non esistono modelli per noi. Noi conosciamo solo persone. Queste categorie esistono solo nella mente di chi ogni giorno giudica». In un tempo in cui la magrezza è vista ancora come un imperativo categorico, ben venga chi ci ricorda che non siamo stereotipi: siamo sempre noi, anche quando ci piace mangiare di gusto. E anche se, al contrario, amiamo stare in linea.
Quello che c’ è dentro non cambia, che siamo magri o appena un po’ più formosi. Far polemica su questo è proprio strumentale, è voler cercare baruffa su cose normalissime, sulla normalità dell’ uomo (e della donna). Lasciateci il piacere di mangiare quanto ci pare, perfino le modelle stanno dalla nostra parte. Gente come Laura Brioschi o l’ altrettanto avvenente Elisa D’ Ospina, un’ altra che da anni si batte per l’ accettazione di qualunque involucro corporale, non sono precisamente additate come cattivi esempi di bruttezza da scansare, anzi. Anni fa si diceva che la modella non dev’ essere bella, ma magra. Oggi non è più così, e aggiungiamo che si può anche essere belli sia da magri sia da curvy. Il quadro vale più della cornice.