Studente si dà fuoco “accuso Macron, Hollande, Sarkozy e la UE di avermi ucciso”

di Maurizio Blondet

Poiché   ho  visto che  il TG5  (ormai Tg-Carfagna)  ha dedicato un lungo servizio ai disordini di Hong Kong  dei “giovani” che chiedono “la democrazia”,   non ha avuto modo né tempo di mostrare come la  democrazia  sta funzionando a Parigi.

https://twitter.com/Mirkosway74/status/1193277831012335616

Soprattutto,  le tv italiane non hanno dato la seguente notizia: a Lione, uno studente di 22 anni s’è  dato fuoco davanti alla residenza universitaria dove abitava, sulla pubblica strada, in  pieno giorno. Ha lasciato  sui social la sua  motivazione: una denuncia in piena  regola, lucida e atroce, del massacro sociale,  la povertà, la mancanza di prospettive di cui è responsabile la svalutazione salariale imposta dalla UE e dall’euro.

Lyon : un étudiant «brûlé à 90%» après s’être immolé par le feu en pleine rue

http://www.leparisien.fr/amp/faits-divers/lyon-un-etudiant-brule

Traduco il suo disperato messaggio:

“Oggi commetto l’irreparabile. Scelgo l’edificio universitario non a caso: ho preso di mira un luogo politico, il ministero della ricerca e dell’università e per l’estensione il governo.

Racconta che, non avendo superato un esame, ha perso la borsa di studio. “Ma anche quando l’avevo, 450 euro al mese, bastano per vivere?

[…]

E dopo questi studi, quanto tempo dovremo lavorare e pagare i contributi per una pensione decente? E avremo la possibilità di pagare i contributi, con la disoccupazione di massa?”

E fa sua la richiesta del sindacato studentesco socialista: salario a vita e riduzione a 32 ore dell’ lavoro (una storica rivendicazione socialista francese: “lavorare meno per lavorare tutti”).

Prosegue: “Lottiamo contro l’ascesa del fascismo che non fa che dividerci, e del liberalismo che crea le ineguaglianze.

Io accuso Macron, Hollande, Sarkozy e la UE di avermi ucciso creando questa incertezza sul futuro di tutti noi, accuso anche Le Pen e gli editorialisti di aver creato paure secondarie.

Il mio ultimo desiderio è che i compagni continuino la lotta. Viva il socialismo, viva l’autogestione, viva la sicurezza sociale”.

Lo sappiamo dal comunicato di solidarietà del sindacato studentesco di cui la vittima faceva parte, che ha come titolo: La precarietà distrugge le nostre vite.

E  questa precarietà sta crescendo, e stroncando le speranze di interi settori della società.

Per   il complesso delle riforme austeritarie imposte in queste stesse settimane da Macron, “l’aumento del 12% per cento degli emolumenti nei primi in cordata viene compensato – fortunatamente – dal  taglio del 15% delle indennità  di disoccupazione;  che per i “quadri” licenziati per delocalizzazione delle loro aziende, sale a -30%”,  notifica sarcastico l’economista Philippe Béchade (fondatore del think tank alternativo Econoclastes).

L’idea di Macron  è infatti che i sussidi di disoccupazione erano troppo grassi, e quindi  non invogliavano disoccupati a cercare un lavoro qualunque, anche a 450 euro  – come i minijob tedeschi.

“Insomma non aggredisce la disoccupazione, aggredisce i disoccupati”,  sunteggia Thomas Portes, responsabile del collettivo ferrovieri “ex PCF”, ossia  che votavano comunista. “E  questo, mentre i padroni del CAC 40 (le prime multinazionali quotate a Parigi) intascano  277 il salario minimo.

Ogni settore sociale è ferito. Nel 2017, il  20% degli agricoltori francesi “non hanno avuto alcun reddito”,  per la pressione dei prezzi al ribasso operato dalla grande distribuzione , la concorrenza mondiale,  l’euro sopravvalutato per i prodotti agricoli europei.

Per di più, gli agricoltori senza reddito sono stra-indebitati con le banche. Ogni due giorni si uccide un agricoltore francese,  un sinistro  crescendo che si avvicina alla marea di suicidi dei poliziotti; e a cui hanno cominciato ad adeguarsi anche gli insegnanti, che si tolgono la vita perché i giganteschi figli degli immigrati,  loro studenti,  non riconoscono la loro autorità e spesso li malmenano fisicamente (girano video di questi  fatti).