di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Libero, 11/11/2019 – – Incollati alle poltrone, con un consenso popolare in caduta libera dopo il caso dell’ex Ilva, “Cinque Stelle e Consociati” si stanno occupando degli assetti istituzionali del Paese. Ottenuto il taglio dei parlamentari è stata presentata in Parlamento una proposta di revisione costituzionale che prevede due modifiche: l’elezione del Senato su base circoscrizionale (quindi non più regionale) e la partecipazione all’elezione del Presidente della Repubblica di due delegati per ogni Regione al posto di tre. Se approvata, la riforma entrerà in vigore il giorno successivo a quello dell’entrata in vigore del taglio dei parlamentari. È tutto da vedere, ma intanto ci provano.
L’obiettivo evidente è quello di fregare Matteo Salvini, che da un anno e mezzo a questa parte sta democraticamente occupando tutte le Regioni strappandole al centrosinistra. La nuova proposta di riforma costituzionale dei giallorossi tende infatti a ridimensionare il potere della Lega sia nell’elezione del Senato alle prossime politiche, sia nelle elezioni del nuovo Capo dello Stato del gennaio 2022, dove l’attuale composizione dei delegati regionali – chiamati ad eleggere il Presidente della Repubblica – favorirebbe la partecipazione di quasi 2/3 di questi in quota centrodestra. Prevedendone uno in meno i delegati saranno tutti bipartisan visto che – stando al testo di riforma – occorre comunque garantire la rappresentanza delle minoranze. Ma il dato saliente della proposta di revisione costituzionale è quello di trasformare il Senato da camera eletta su base regionale, com’è adesso, a camera similare a Montecitorio, cioè eletta su base nazionale attraverso semplici circoscrizioni che prescindono dal collegamento regionale. Insomma, un tentativo che spinge gli assetti istituzionali verso un maggiore accentramento e contro le rivendicazioni autonomistiche al momento rimaste congelate. Si vuole rafforzare lo “Stato centrale” contro le autonomie, progetto sostanzialmente bocciato dal referendum popolare del 2016.
A questo punto Lega e la “nuova alleanza per gli italiani” che si andrà a formare al posto del vecchio centrodestra non possono restare con le mani in mano. Della riforma costituzionale appena proposta dai giallorossi forse non se ne farà nulla, anche perché è probabile che il governo cada nei primi mesi del prossimo anno e si torni a votare già in primavera a Costituzione vigente, senza neppure che sia operativa la riduzione del numero dei parlamentari. Ma Salvini, a nostro avviso, non può limitarsi a rispondere solo attraverso le piazze e con lo slogan del “buon senso”, che dice tutto e niente, dovrebbe anche intervenire sul terreno scelto dagli avversari con proposte utili ad impegnare il Parlamento in questioni di importanza fondamentale per il Paese.
Il primo punto di cui vogliamo parlare oggi, che riteniamo debba entrare nel programma della Lega in vista delle prossime elezioni, è la necessità di liberare la Costituzione dal vincolo esterno Ue. Nel 2001 con Legge costituzionale n. 3/2001 l’allora maggioranza di centrosinistra introdusse nella Carta – all’art. 117 – la subordinazione della potestà legislativa di Stato e Regioni all’ordinamento comunitario, ordinamento sovranazionale fino a quel momento mai costituzionalizzato: “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”. Il peggio arriva con Monti nel 2012 con l’introduzione in Costituzione del vincolo del pareggio di bilancio attraverso la Legge costituzionale n. 1/2012 che ha modificato gli articoli 81, 97, 117 e 119 della Carta.
E’ pur vero che le disposizioni sono scritte in modo da lasciare allo Stato una riserva di sovranità a seconda dei diversi cicli economici, ma è altrettanto vero che per Comuni e Regioni le nuove disposizioni introdotte dal pareggio di bilancio sono davvero rigide. Bisogna intervenire e riconsegnare allo Stato e alle sue diramazioni territoriali, la piena facoltà di spesa allo scopo di tutelare i diritti fondamentali dei cittadini, così come bisogna restituire alla Repubblica la piena sovranità in materia legislativa ed economica. Questo non significa “uscire dalla UE”, ma fare semplicemente quello che i tedeschi da sempre fanno, vale a dire non importare automaticamente le leggi europee, ma solo se esse sono compatibili con i principi costituzionali interni.
Per poter rimuovere dalla Costituzione il “vincolo esterno” serve un processo di revisione costituzionale, disciplinato dall’art. 138 della Carta. Due diversi passaggi di Camera e Senato, intervallati da un periodo di almeno tre mesi, e nella seconda deliberazione serve almeno la maggioranza dei componenti in entrambi i rami del Parlamento. La riforma costituzionale del taglio dei parlamentari votata un mese fa non serve a nulla. L’unico taglio che servirebbe realmente al Paese è quello del “vincolo esterno”. E la Lega, se vuole vincere con un programma adeguato, deve puntare su questo obiettivo.
In fin dei conti “sovranismo” oggi in Italia vuol dire questo: recupero di margini di sovranità rispetto all’Europa, in un Stato che al suo interno rispetti le autonomie.