Germania, stretta su imam e preti stranieri: “Devono essere capaci di parlare tedesco”. Tutti i “funzionari religiosi” stranieri, a partire dagli imam, che intendono trasferirsi in Germania per svolgere il loro ministero dovranno avere “competenze di lingua tedesca già all’ingresso nel Paese“. È quanto afferma un progetto di legge presentato dai ministri del Lavoro e dell’Interno del Governo guidato da Angela Merkel, rispettivamente Hubertus Heil e Horst Seehofer. La bozza è stata già approvata dal Governo federale e verrà presto discussa in Parlamento.
Gli imam stranieri – Come riferisce il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, il provvedimento è giustificato dalla politica di integrazione ed è destinato, in particolare, agli imam islamici provenienti in gran parte (tra l’80 e il 90%) da altri Paesi, soprattutto dalla Turchia. “Ci aspettiamo che gli imam stranieri siano in grado di parlare tedesco”, ha dichiarato un portavoce del ministero dell’Interno.
Punti di riferimento per la comunità – Nel progetto di legge di Heil e Seehofer si sottolinea che “in virtù della loro funzione di modelli e consiglieri”, gli imam svolgono “un ruolo formativo” nelle comunità musulmane che è “importante per la coesistenza pacifica tra culture e religioni diverse, nonché per l’integrazione dei nuovi immigrati in Germania”. Il documento prosegue affermando che “la mancanza di competenze” di lingua tedesca da parte dei “funzionari religiosi” stranieri “potrebbe ostacolare l’integrazione dei membri del culto”.
Libertà di culto – A ogni modo, “gli operatori di religione sono liberi di scegliere la propria lingua per le loro attività religiose”. La prova di “semplici abilità linguistiche in tedesco” dovrà essere fornita dai religiosi provenienti da Paesi extra-Ue entro “meno di un anno dopo l’ingresso” in Germania. Gli “operatori di religione” che, “a causa della loro nazionalità, entrano e soggiornano in Germania senza visto, anche per una permanenza non di breve durata, sono esenti dall’obbligo delle competenze linguistiche”.