Russiagate, Mifsud: “miei amici di Roma mi hanno suggerito di nascondermi”

“I miei amici e colleghi a Roma hanno deciso di suggerirmi di lasciare immediatamente Roma e trovare un posto, hanno offerto un luogo fuori mano dove potessi stare”. A parlare è Joseph Mifsud, il professore maltese al centro del Russiagate – o Spygate nei suoi sviluppi italiani – scomparso dalla fine di ottobre del 2017. Queste almeno sarebbero le sue parole, trascritte su carta, stampate da pc, pronunciate nella “deposizione” – il famoso “nastro” – resa da Mifsud nello studio di Zurigo del suo avvocato, Stephan Roh, a maggio dello scorso anno.

L’Adnkronos ha ottenuto direttamente dall’avvocato Roh una parte della trascrizione di quel ‘vocale’ che i nostri 007 hanno detto al Copasir di non avere mai ascoltato, aggiungendo di averne chiesto conto all’Fbi a Roma e di avere avuto risposte negative dall’attorney general William Barr sul coinvolgimento dell’Italia. L’audio della deposizione e la trascrizione della stessa, sostiene Roh, sono ora in mano al procuratore John Durham, che su mandato di Barr sta conducendo l’indagine (ora penale) sulla genesi dell’indagine condotta dall’Fbi nei confronti della campagna 2016 di Donald Trump.

Nel suo studio di Zurigo l’Adnkronos ha chiesto direttamente al legale di poter ascoltare l’audio ma l’avvocato ha negato l’ascolto consegnandoci comunque alcuni fogli con la “trascrizione fedele” di quanto il suo assistito avrebbe detto nella registrazione. Con tutte le cautele del caso, dobbiamo dunque attenerci a quanto ci viene consegnato nero su bianco dal legale.

Il posto “fuori mano” di cui parla Mifsud nel nastro, sostiene Roh, è una casa in un paese delle Marche, nella quale il professore maltese si nascose o “venne fatto nascondere” a partire dal 31 ottobre del 2017, quando il suo nome comparve sui media di mezzo mondo, come quello del “professore straniero” che dopo un incontro nel marzo 2016 alla romana Link University, aveva offerto a George Papadopoulos, allora consulente della campagna Trump, materiale “sporco” su Hillary Clinton.

Mi era stato fatto capire molto chiaramente – è scritto sempre nella trascrizione di Mifsud fornita dal suo difensore – che era meglio se fossi stato via dai riflettori per un po’ di tempo. Uno degli argomenti che erano stati avanzati era che questa cosa sarebbe morta entro qualche mese e che sarei potuto tornare e continuare il mio lavoro e le mie attività“. Questo “argomento”, afferma Mifsud nella deposizione, “mi era stato detto non solo in Italia, ma anche a Londra. Anche perché eravamo alla vigilia della firma di nuovi accordi per costruire rapporti tra Regno Unito e Italia in campo accademico“.

In questo punto la trascrizione letterale delle parole del professore maltese non è chiarissima, ma se ne ricava che “amici e colleghi” di Mifsud e anche alcuni suoi “contatti professionali in Europa” ritenessero che il professore “non era al sicuro”. A Mifsud viene quindi suggerito di stare “lontano dai riflettori” e “concentrarsi” nel recuperare la sua salute.

Continuiamo a leggere: “In questa fase ebbi un colpo al cuore per quanto era accaduto”, afferma il professore, evidentemente in riferimento all’improvvisa apparizione del suo nome sul palcoscenico del Russiagate. Il professore sembra lamentare ancora il fatto di doversi nascondere, a quanto sembra, non di sua volontà. “Non c’era assolutamente nessuna ragione che mi nascondessi”, ma allo stesso tempo, è scritto sempre nella trascrizione fornita da Roh, “non potevo più stare in vista a causa del cuore (ma la trascrizione non è chiara, ndr) è il consiglio numero uno che ho ricevuto da amici e colleghi”.

In questa trascrizione Mifsud non fa nomi, ma riferisce che i suoi “amici e colleghi” dai quali ha ricevuto il “consiglio” di sparire dalla scena “non sono persone che non sono coinvolte in relazioni internazionali” ma sono persone con “relazioni internazionali o con una reputazione internazionale compresi alcuni ministri, ex ministri eccetera”. Infine, afferma Mifsud secondo la trascrizione, “temevo per la mia vita. Quindi, era necessario che stessi via per un po’…”.