“Il caso Ilva ci mette di nuovo all’angolo fra tutti i paesi europei. Nessuno più si fida di noi: la nostra politica industriale, abbandonati i positivi disegni del 4.0, si riduce a cercare di salvare, senza però applicarvi le necessarie cure, un giorno l’Alitalia, e, il giorno dopo, la Whirlpool o l’Ilva”. A lanciare l’allarme sul caso ex Ilva è Romano Prodi dalle colonne de il ‘Messaggero’.
“Auguriamoci – scrive lo svenditore fatale dell’Iri- che si faccia ogni sforzo per arrivare ad un accordo fra il governo e l’Arcelor-Mittal, ben sapendo che, se non cambiamo pelle, a nessuno verrà mai più in mente che l’Ilva di Taranto possa di nuovo essere considerato il migliore impianto siderurgico d’Europa”.
“Conoscendo le ferree regole delle imprese multinazionali, – scrive Prodi – nessuno può pensare che un’azienda sopporti una perdita enormemente superiore a quella dei suoi altri impianti se non vi è la prospettiva che vi si ponga rimedio in un prevedibile periodo di tempo. La via del compromesso rimane quindi l’unica possibile, anche se ormai assai difficile da mettere in atto e, probabilmente, molto costosa. Un compromesso che prepari però una nuova politica industriale per l’intero paese e che ponga fine al caos delle nostre norme e delle loro applicazioni nel campo politico, industriale, ambientale e giudiziario”